M. Tortora su Tuscano
![]() Gli stagni di Mosca
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autori: | Francesca Tuscano |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Recensione pubblicata su Corriere dell'Umbria dell'8.5.12, a firma di Massimiliano Tortora -professore di Letteratura Italiana e Storia della Critica dell'Università di Perugia.
«L’obbedienza è contro la virtù». L’ultima raccolta poetica di Francesca Tuscano
Francesca Tuscano non è un’autrice sprovveduta e inesperta. Ha già alle sue spalle raccolte di poesie, pièces teatrali, traduzioni e saggi critici. Insomma è una scrittrice che sa cos’è un testo poetico e cosa questo deve dire; così come sa qual è il ruolo che l’intellettuale, specialmente se poeta, deve interpretare nella nuova realtà ipermoderna. Francesca Tuscano sa tutto questo, e lo dice senza trincerarsi dietro linguaggi intellettualistici, eruditi e incomprensibili, ma ricorrendo invece sempre ad un codice comunicativo e diretto, capace di parlare al suo lettore. Ma soprattutto Francesca Tuscano sa dire tutto questo attraverso i suoi versi: la sua ultima raccolta di poesie (Gli stagni di Mosca, La vita felice, Milano 2012) ne è l’esempio. Giustamente, nella prefazione al libro, Gerardo Mastrullo scrive che si tratta di «una poesia civile». È da dire però che questa poesia civile – impegnata si sarebbe detto in altri tempi – non si tutela più collocandosi sotto il rassicurante cappello di ideologie forti, ma tenta di incidere la realtà – e questa è la scommessa più importante del libro – proprio nella consapevolezza del vuoto ideologico in cui da circa trent’anni ci troviamo a vivere. Un vuoto che non è più mortifero e annichilente, ma quanto mai produttivo. Così, senza alcuna bandiera esibita, l’autrice riporta specifici casi (si legga la pregevole suite de Le rotaie di Mosca, in cui si susseguono singoli personaggi, tutti chiamati per nome), rappresentativi della realtà contemporanea, e delle frustrazioni, dei dolori, ma anche delle gioie che costituiscono la vita privata e sociale degli individui. Individui che riescono ad essere tali, e dunque non elementi indistinti di una massa informe e omologata, proprio grazie alla parola poetica, che li descrive e li sottrae all’anonimato. Ma la poesia, con il suo linguaggio divergente da quello comune, permette anche di denunciare gli orrori esistenziali che siamo costretti a vivere: la condanna al silenzio («Non la perdere mai | la tua parola», dice l’autrice A Oksana), il timore che sia il denaro, e non altro, a determinare il nostro futuro (A Tullio), l’«orrore | che ingoia la quotidianità» (Nebbie). Tutto ciò però non induca ad una facile errore. L’atteggiamento di denuncia, infatti, non pregiudica mai lo stile poetico: un compimento del resto, per essere tale, ha le sue regole, le sue tradizioni (da rispettare e superare al contempo), il suo specifico registro. E nel libro della Tuscano c’è anche questo, tanto che Gli stagni di Mosca ci permette di sostenere che anche nel 2012 è possibile la poesia. Addirittura la poesia civile.