Mangialibri: recensione di G.P. Grattarola per Melania Panico
![]() Campionature di fragilità
|
|
autori: | Melania Panico |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
CAMPIONATURE DI FRAGILITA’ di Melania Panico (La Vita Felice, 2015)
Non hanno nome né volto le pupille calate di fronte al sacrificio eterno del di vivere il non senso di cui l’autrice è officiante e vittima: “Ora l’ospitale chiassosità della riva/ è ricalcare il vano tentativo dell’approdo,/ non c’è luce che tocchi lo spazio del baratro,/ il buio colato dall’alto, la chiusa degli spazi.” Il suo è atto di fede sociale, riflesso e sintesi della realtà e dell’inconscio collettivo osservato dalla lente accorta di un pathos antico ma non rassegnato: “Si sciolgono grumi di incomprensione/ le campionature di fragilità/ hanno seguito la ferita gravida/ si prestano al pensiero feroce/ alla visione campale/ lo strascico delle cose rapprese/ è predisposizione alla cura/ ricerca dell’ala guerriera. Lo sguardo, benché disincantato, resta vigile a attento nell’attraversare le verità piccole e quotidiane di un mondo sempre più polverizzato, conserva il dolore e la paura del non senso, ma non la determinazione alla lotta estenuata: “ché a metterle di lato/ siamo tutti maestri/ ma le rughe insegnano,/ segnano,/ lasciano che prolifichino/ gli appigli”…
Debbo alla segnalazione di una cara amica la recensione colpevolmente tardiva della bella silloge dal titolo Campionature di fragilità e della sua giovane autrice partenopea Melania Panico. In questo caso il recensore fa ammenda e si inchina all’occhio lungo dell’interlocutrice. A destare favorevole impressione è il segno incisivo di un tratto che si muove accordato alle malinconie del cuore e nello stesso tempo intona, alla stregua di una Cassandra rapita e veggente, la disperante denuncia del peso oscuro, del male incomprensibile in questa terra spoglia di incanti e di orizzonti credibili. La giusta dose di pathos e ironia trasfigurata in una poesia sciolta e impura che, attraverso un verseggiare duro e materico, concreto e al tempo stesso contaminato da forme di espressività dirette, ci conduce tra i sentimenti accantonati di una società moderna sfaldata in cui il senso della vicenda umana si è dissolto in mille rivoli impercorribili. È un libro che consiglio di leggere, perché contiene la consapevolezza tremenda di dire qualcosa che sarà percepito come vero e decisivo o come del tutto falso e inutile.
Gian Paolo Grattarola
Su mangialibri