Mariangela Di Landro per Di nuovo in volo di Carla Spinella
![]() Di nuovo in volo
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autori: | Carla Spinella |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Recensione della Prof.ssa Mariangela Di Landro
Di Nuovo In Volo di Carla Spinella, La Vita Felice, Milano, 2014
(Prefazione del prof. Luciano Aguzzi)
Dopo Eva ostinata e Il canto dell'assenza", sapevo che Carla non si sarebbe fermata. Definitivamente convinta del proprio valore e decisa a non tradire più il raro dono ricevuto, ci offre una nuova raccolta, ricca di significati, tessuta di versi dolcissimi, intensi, dolorosi, talvolta lieti, in un torrente di motivi e spunti di un lirismo toccante.
I temi fodamentali di questa nuova raccolta sono l'amore, la morte e il male sociale nei suoi diversi aspetti.
Trovo difficile scegliere, a mo’ di esemplificazione, una poesia in particolare, tanto sono tutte fortemente toccanti e significative pur nella levità della forma che si è affinata nel tempo grazie ad un inesauribile lavoro di lima, di cesello, di ricerca di una parola tra tante, di una sua particolare disposizione nel verso in modo che più incida e penetri nell'animo, in uno scintillio di metafore, di sinestesie, di allitterazioni, di metonimie, di ipallagi ed enallagi, di enjambements, di cromie forti o discrete.
Una melanconia di fondo permea l'anima di Carla e mi trova pronta a condividerne persino le sfumature che colgo immediatamente, nonostante la lontananza, sicuramente per quella "affinità elettiva" che caratterizza il nostro rapporto e mi commuove ogni volta che di nuovo la sperimento. Io, insegnante di letteratura inglese,apprezzo particolarmente le citazioni shakespeariane di Carla che me la fanno sentire ancora più vicina. "Non vedi un sentiero/ fiorito di valori /che porti diritto alla felicità// e s'affloscia l'anima/ [... ]ma a volte si consola/ al rosseggiar di un tenero/ papavero sul ciglio solitario/ di una strada presa a caso.”
Sempre così Carla: amore, tristezza, disperazione, morte e pure sempre un barlume di speranza. La vita è com’è; ormai la vediamo senza più l'ncanto, il sogno e le dolci illusioni della giovinezza, "ma non so se richieda più coraggio resistere alla vita o cedere alla morte". Come Amleto con "to be or not to be, that is the question. Whether 'tis nobler in the mind to suffer the slings and arrows of outrageous fortune, or to take arms against a sea of troubles, and by opposing, end them".
Ma lo spirito ridiventa pur sempre un "crogiolo di tenere attese": riconosco in questo alternarsi di avanzare e arretrare l'essenza dell'essere donna nel nostro mondo con il nostro sentire e il nostro vissuto. Non riesce Carla a rinnegare sé stessa nonostante i grandi dolori e le grandi delusioni e, da Eva ostinata, persevera nel regalarci versi stupendi e profondi dai valori universali.
Anche la sezione "il matrimonio" è particolarmete toccante e da me intimamente sentita e condivisa "ma è tardi ormai... svanita la magia resta l'affetto il collante di un rapporto spogliato dell'incanto di bellezza e di stupore". La terza sezione "occasioni e riflessioni" mantiene, accanto alla lucidità degli eventi cantati e alla percezione della violenza presente nel mondo, la stessa forza di lirismo ormai immanente nella poesia di Carla. "E resta oscuro il cuore / incapace di sentire / bellezza e compassione.[...] / è la strada, cromatica / sfilata di vite già / ammantate d’agonia".
E ancora “solo una donna che poeta sia vuole e crea un grande ponte col futuro”.
Nonostante le continue immagini di insensibilità, incomprensione, cattiverie, violenze, soprusi si accende sempre un lumino di speranza anche quando sembra che il dolore debba sfociare nella disperazione "il palpito ch'io sento e che mi rende per prodigio d'amore uguale a Dio ha in me la fonte ed è soltanto mio!".
Perché Carla ha questa base religiosa, questa voglia di credere che trasforma anche le situazioni più tristi in un anelito di speranza, in una fonte di bellezza. Vedi anche "amore e possesso". Solo raramente, di fronte alle violenze più gratuite e becere muore anche la speranza e “quell'orgoglio che... /timido tentava il suo/ riscatto”. “Ma se riaffiora anche solo una scintilla dal tepore di ceneri ammucchiate ancora può scoppiare un grande fuoco” ed è di nuovo possibile intravedere il paradiso.
Comunque la principale fonte di gioia e di speranza per Carla sta nella poesia che le dà la forza di continuare sostenuta dal pensiero "non omnis moriar"; ovvero che di questo essere finito possa restare qualcosa che non svanirà nel nulla ma lo farà ricordare a quanti lo amano, lo leggono e lo leggeranno "E mi riscopro in un angolo/ formica tremante/ e battagliera,/ a difendere/ con forza il mio prezioso / granulo d’amore/”.
Vengono poi poesie più disperate, in cui i drammi della società odierna sono presentati con dolente lucidità, ma sempre trasferiti, grazie alla ricerca della parola e alla ostinata cura poetica, nel territorio privilegiato della letteratura. E leggiamo Giorno e Notte, Tutto Uguale?, Forse, La Ferita, L'ordine e il Senso, Senza Riscatto, nelle quali la notte di tenebre, freddo e incubi sembra voler inglobare il giorno che ha smarrito il sole; seguite però da altre, come "Civiltà", con un messaggio chiaramente postivo: "ma se almeno due persone condividere sapranno amore di pace e di bellezza [...] di nuovo germoglia la speranza che tutto ricominci...”.
È un alternarsi di disperazione e speranza in un’altalena che non sempre pende dalla parte giusta perché purtroppo questa è la vita in cui il bene, se ancora esiste, viene schiacciato e sommerso dal male, violento crudele, meschino, che si tratti del tocco cattivo che amico credevi, della solitaria noncuranza, della superficialità, di maldestri rammendi di smorte gioie, di una bruciante estraneità; per non parlare delle “Mogli dei boss”, ripugnanti nella loro disumanità, così diverse dalla donna che è anche poeta.
Malinconia e struggente nostalgia chiudono quest’ultima sezione: "Il Naviglio Grande" e "La Speranza e la Resa" sono poesie pregne di rimpianti per un mondo scomparso con l’appello a chi legge di non dimenticare, di sperare che rimanga viva la fiammella che ha reso possibile creare un mondo insieme poetico e concreto e permetterà di ricrearlo quando l’inciviltà avrà esaurito la sua azione distruttiva.