Marilena Cheli Tomei per «L’Alba dei papaveri» di Adua Biagioli Spadi
![]() L'alba dei papaveri
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autori: | Adua Biagioli Spadi |
formato: | Libro |
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Marilena Cheli Tomei per “L’Alba dei papaveri” di Adua Biagioli Spadi
Spesso mi sono trovata nella difficoltà di definire la poesia pur ricorrendo alle citazioni di filosofi, pensatori e poeti stessi, perchè trovo che qualsiasi definizione non ne colga appieno l'essenza. Se dovessi quindi esprimermi su di essa mi piacerebbe farlo per immagini, come quelle che ricorrono nella poesia di Adua Biagioli con pennellate di parole che accarezzano i contenuti e traducono emozioni. Non sempre si attua quel misterioso feeling che crea un'intima comunione con il poeta e, quando ciò avviene, è come incontrarsi su un sentiero di fili di ragno, parafrasando Calvino. E ciò è accaduto con l' "Alba dei papaveri", l'inizio di un percorso di cui ho condiviso sentimenti e modalità espressive, sperando nel racconto futuro di una giornata in cui ogni ora sia scandita da altrettante poesie sino al tramonto. La lettura e rilettura dei suoi versi mi ha davvero avvinto come una magica ragnatela cosparsa da gocce scintillanti di emozioni: ho avvertito nell'animo i suoi sentimenti, ho compreso, ho condiviso ricordi, mi sono accesa di meraviglia, sono stata stregata dalle parole.
Molti autorevoli personalità del mondo della cultura hanno scritto su Adua Biagioli, ognuno ha sottolineato i vari aspetti della sua personalità poetica e non penso di poter aggiungere molto a ciò che già è stato detto, ma le parole suscitano echi diversi nel lettore e non voglio rinunciare all'opportunità di aggiungere anche la mia voce, non fosse altro per dirle quanto le sue poesie mi abbiano toccato il cuore.
Il sottotitolo specifica che si tratta di poesie di amore e identità, ma subito dopo poche pagine emerge vibrante e delicata la personalità dell'autrice: i temi della memoria, della natura-stato d'animo, dell'amore in senso lato, della crescita personale e quindi della consapevolezza si fanno subito evidenti, accompagnati da una sensibilità cromatica che rivela l'attitudine pittorica di Biagioli.
Il tutto espresso con una ricerca creativa di termini personali dal significato pregnante e di impatto immediato e sinestesie ardite. Mi sembra giusto scegliere, come cornice del suo quadro lirico, due poesie in cui si definiscono i poeti e il loro rapporto con la pagina bianca: nella prima le parole luminose sono l'espressione della consapevolezza artistica di chi riesce a fermare l'attimo " Sono oasi di un sentire tutto verde/ i nostri verbi di sole/ fra le righe macchiate di colore/ del tuo cuore/...Siamo gli amanti armati d'inchiostro/ nella stanza della terra/ battuta dalla pioggia,/ provocati dal minuto,/ forgiati dal minuscolo grandinoso/ che smuove e ripulisce.../" (Poeti).
L'altra parla del momento incantato in cui si stabilisce quel legame rapinoso tra una pagina bianca, mondo infinito in attesa di essere popolato dai coralli dell'io e il navigatore di quel mare, affacciato sulla sua vastità "...Potente regina/ smorzi il linguaggio scarnificato,/ mistero e paura di un tuffo profondo/ in cui sommersi vivono i coralli./ Sei come il futuro/ come il passato/ fondale addormentato/...Assomigli quasi al mondo/ inventata per i pensieri,/ invisibile mappa senza confini" (Pagina bianca).
Ed ecco il tema del ricordo, della memoria di un passato in cui si intrecciano amore, emozioni, errori di cui non interessa più la soluzione, attimi irripetibili che la pagina bianca ha accolto con un abbraccio amico e da questo tema scaturisce la poesia d'identità, di crescita personale, del continuo interrogarsi sul sé e sull'altro da sé "...La penna graffia parole antiche,/ nel blu ramoso di un cobalto/ scolorite, di questo giorno/ a memoria raccolto nei pugni./..." (Parole antiche). "Fuori di me cosa c'è?/ Fuma lieve il profumo di candela/ come comignolo sui tetti,/ macerie di emozioni andate,/ da lontano viene quella cera/ attaccata alle dita nervose, ricamo di ricordi./ Oggi dentro di me/ qualcosa si fa scoglio:/ non si amalgama alla musica della vita" (E fuori cosa c'è?).
Una consapevolezza di sè che si unisce all'amore in "L'immagine di me" : "...Sono io stessa così incastrata/ nelle mie mappe,/ così afferrata dalle infinite penne/ che ho gettato gli occhi nelle carte/ nell'ora tagliata che soltanto è mia,/ l'ora del silenzio/ che assomiglia a religione./ Tutto sfugge dalla me che sono stata,/ come goccia, come acqua/ come biscia dentro l'acqua,/ fino a che riprendi la parte che ho più intatta/ che fuggita/ nel tuo abbraccio si consuma."
Talvolta restano tracce di antiche ferite, di lotte il cui esito è stato incerto, della fragilità e della forza di chi assapora il gusto della vita nonostante tutto: "...Io sono ulivo nel vento del Nord,/ cerco il calice della scintilla/ nel verde pregnante dell'esistenza./ Bevo la fervida vita,/ tutto si affaccia appena/ tutto è mistero." (Mistero). In "Sguardo fra le stelle" a contrasto con una lontana volta infinita, una leopardiana tristezza avvolge le ultime parole: "...Quanto diverso sembra l'esser qui,/ io spiga nell'opaca conca di tempeste/ che troppo per me sono.".
E che dire della geografia emotiva in cui la natura-stato d'animo esprime compiutamente ricordi, emozioni del passato e del presente! "...Ti svegli,sbadigli sei fatta di nebbia/ di acquosi e tiepidi grani/...Come un mistero emergi più viva/ nell'intreccio accurato di stelle./..." (Pistoia) e ancora in "Milano": "...Tra insoliti rami di sguardi/ di corti segrete di scorci inattesi/ scie rosate di abbracci/ tu mostri./ Inconsapevole sveli e riveli/ anche le fragole che non sai."
Il dono meraviglioso di chi è posseduto dall'Arte in senso lato è quello di trasmettere emozioni, così da farsi interprete anche di chi vede ma non osserva, parla ma non dice, avverte ma non comunica. "Mi piace guardare la mia casa/ avvolta nella sera/ dopo il lungo azzurro del trascorso./ L'aria non è più rovente,/ si oscurano le stanze/ gli occhi cercano più avanti./ Tace il corridoio/ rinfrescano le mura,/ confusi si accendono i pensieri negli angoli./ Come il ragno scoperto/ la paura fugge via." (La mia casa). E' con questa immagine così familiare e confortante che vorrei concludere le mie poche righe sulla poesia di Adua Biagioli, un frutto succoso che si assapora lentamente per timore che troppo presto svanisca il suo gusto delicato.
Grazie per il tocco leggero dei suoi versi che accarezzano l'animo ed evocano emozioni, ricordi, sensazioni, grazie per questi frammenti di stelle!
Marilena Cheli Tomei