N. Gagliardi per Silvia Rosa
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autori: | Silvia Rosa |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Nike Gagliardi per Silvia Rosa su Puntoeacapo blog
Silvia Rosa, SoloMinuscolaScrittura, La Vita Felice, pp.72. 2012
Incappai per caso nella raccolta di prose poetiche “SoloMinuscolaScrittura” di Silvia Rosa, in quello che lei avrebbe poi definito “un felice incontro poetico”, e ne rimasi positivamente colpita. Le prose di Silvia infatti si snodano morbide inseguendo attraverso le intricate trame di un linguaggio inquieto il Tempo che noi pensiamo come oggettivo, nel suo inesorabile e lineare trascorrere, e i tempi soggettivi e teneramente dilatati -oppure vorticosamente concitati- del nostro vivere, sentire, amare. Dunque una scrittura coraggiosamente autoreferenziale, poiché è del ritmo stesso dello scrivere che l’autrice ci parla (“scrivere di notte fa bene all’anima, ecco, vedere albeggiare, è un’esperienza dolcissima e feroce”) attraverso un lessico fiorito di termini polisemici e con un particolare uso delle parentesi atto ad alterare la quantità dei significati corrispondenti ad un unico significante.
I testi procedono attraverso i meccanismi dell’analogia, senza che essi appaiano mai obsoleti, e sganghera quelli della metafora riconducendoli ad un universo interiore. Si passa da atmosfere languide, rarefatte (“umore sospeso, e poi la devo finire di dislocare me stessa altrove, non mi trovo più e anche le parole si smarriscono.”) ad altre gioiose in cui le parole proliferano quasi sfuggissero, nell’urgenza espressiva, all’autrice e si concatenassero seguendo dinamiche inconsce. In realtà è presente e si coglie il labor limae di un’autrice che ha mestiere alle spalle. Interessante poi il modo in cui Silvia Rosa affronta le tematiche amorose, usando le prose brevi sia per indagarne a fondo gli ingranaggi con atteggiamento greve e cerebrale sia per mimarne gli aspetti più lievi, compreso il linguaggio infantile e sospirante vezzeggiativi degli amanti (“un vestitino di baci cucirò leggero con labbra tenere e dita fiorite di mille carezze, per quei tuoi occhi belli di cielo con fogliolina di sole appesa a un sorriso”).
Ma c’è un’altra particolarità in “SoloMinuscolaScrittura” che affascina il lettore: la veste formale che Silvia Rosa sceglie. Le 48 prose brevi non sono infatti che altrettanti sms, istanti che l’autrice fotografa e indirizza a qualcuno (“tutti i testi hanno avuto un destinatario reale”, mi chiarì l’autrice al nostro primo incontro) restituendo l’immagine -non importa se essa sia rappresentazione di una realtà esteriore al proprio essere o paesaggio interiore- in poche righe, tante quante ne concede il mezzo tecnologico usato per appuntarle. In questo Silvia Rosa è raffinata entomologa che riesce a fermare la sfarfallio di un istante e spillarlo al foglio trattenendone i colori e la vitalità. E se qualche conservatore dovesse storcere il naso di fronte all’inusitata forma – che certo condiziona anche la veste grafica (assenza di iniziali maiuscole, da cui il titolo; punteggiautura) – dei testi, vorrei ricordare, da una parte, come i punti di contatto tra poesia e forma diaristica ed epistolare ricorrano nella storia della letteratura e come, d’altro canto, il supporto e i mezzi utilizzati per la diffusione dei testi ne condizionino da sempre contenuti e veste stilistica. L’altra nota, a mio parere fondamentale per comprendere il perché di tale curiosa raccolta, è che in un’epoca in cui è facile e rapido scrivere ed esprimere (attraverso il web, il telefono, le fotografie scattate con smartphone, i social network e quant’altro) e in cui assistiamo ad una sovrabbondanza di comunicazione, alla quantità dei mezzi fanno da contraltare i limiti che essi impongono alle forme dell’espressione stessa (nel caso degli sms e degli “status” su social network una quantità precisa di caratteri) i quali, come succedeva per le forme poetiche coniate da canone e tradizione, divengono preziosa risorsa attraverso cui declinare l’oggetto letterario.
Se dunque “SoloMinuscolaScrittura” da una parte conferma lo stile di Silvia Rosa come una boccata d’aria fresca nel variegato mondo “underground” della poesia italiana (sostenuta da piccole coraggiose case editrici, è il caso di ricordarlo), dall’altra si configura come un’attenta riflessione sull’urgenza della comunicazione -anche poetica- e sul mutamento delle sue espressioni in virtù della nuove tecnologie .