Novità editoriale: Ketti Martino - Del distacco e altre impermanenze
![]() Del distacco e altre impermanenze
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autori: | Ketti Martino |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Sensazioni di estraneità, assenza, vuoto, smarrimento, rimpianto: queste le prime condizioni emotive che sollecitano il pensiero del lettore quando si imbatte nel volume di poesie di Ketti Martino. Del distacco e altre impermanenze è un titolo a-poetico, esposto a una sorta di espiazione esorcizzante che, con secchezza e puntualità simbolico/oggettiva, condensa un’assenza psicofisica, metaforicamente espressa o rappresentata, intesa come una combinazione di forze ed energie in continua evoluzione. Un racconto lirico, quasi un monologo struggente ed evocativo dove la nerezza del male e della malattia sbiadisce, perché la poesia ha bisogno di uscire da sé per congiungere ogni spazio terreno ed essenziale, ogni sconcertante testimonianza intima, all’ascendenza intellettuale e spirituale del Creato. Le tre sezioni della raccolta conservano una forma poetica pura, viscerale, moderna che non trascina in cliché romantici e che non riporta segni di paradigmi ovvi di ispirazione tematico/esistenziale descrittivi di vita vissuta [...] La morte non è l’abbandono da ciò che è in comunione eterna con noi, perché è essa stessa parte della creazione; per questo motivo i componimenti di Ketti Martino cercano di instaurare una reciprocità caleidoscopica implicando movimenti e moltiplicazioni dialogiche con l’altro mondo...
dalla prefazione di Rita Pacilio
dalla sezione CAPITOLO DI TE
L’attesa mi regalò del tempo.
Addosso al muro fu eternità di muffa
e disinfettante a forarmi le narici,
uno scrutare afasico nel chiarore
di microcellule: mi feci muta.
Inchiodavo punti di domanda
e poi li enumeravo
mentre il brusio dei camici
apriva un varco alla paura.
Urtai contro il dolore;
meditavo l’indicibile mentre
il mondo era già sparito.
*
Quando di te avevo in me il risveglio
e nell’occaso le braccia forti,
potevo stare sulla terra senza precipitare,
a seminare, a cogliere tutte le stagioni.
(Esisteva un tempo di perfezione e in quello vissi)
Ora che sei riflesso solo nell’autunno,
un dialogo contumace copre i giorni:
come essere inseguiti eppure fissi.
dalla sezione DOV'E' LO SPAZIO VUOTO E COSA
Come di altre vite avevo immaginato questa vita:
di finestre sul mercato dove assente è la durezza
e togliere frutta scadente è prassi o di sabato che
non conosce la domenica.
Quando avevo il dono del diniego, e il cuore non
voleva dire, preparavo già la solitudine.
Nell’infittirsi di riflessi ero
diversamente fuoco
diversamente figlia
diversamente tua.
dalla sezione I FIORI E LE BUONE NUOVE
Vieni a ricordarmi il cielo,
figlio di lotofagi. Carne d’ebano
fitta e succosa, hai lingua di capra
e occhi senza ombre.
L’alito tuo, verginale dimenticanza, plana
come vento del deserto che sa di gelsomino.
Sparge nell’aria i sogni leggeri della luna e
giorno dopo giorno mi guarisce.