Novità editoriale poesia: I paesi del silenzio di Gian Luca Folco
![]() I paesi del silenzio
|
|
autori: | Gian Luca Folco |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
L’importanza e la sacralità della parola sono importantissime per coloro che scrivono poesia e Gian Luca Folco ne ha compreso la valenza dedicando studio e lavoro ai testi qui raccolti che, per oltre un trentennio, sono rimasti silenziosi compagni dell’autore e di pochi altri con cui li ha condivisi. I paesi del silenzio è infatti un’opera prima che disegna però un percorso attento e meditato.
[...] l’autore predilige il verso corto in testi non brevi. A volte, per assecondare il climax del racconto, il verso diventa quasi sincopato per accelerare la tensione narrativa. Il linguaggio è ricercato e colto, ma mai esibito, anzi, tende a mantenere una forma colloquiale in tono alto ricorrendo all’utilizzo di numerose figure retoriche.
Il contenuto si sviluppa in quattro sezioni ed emergono riflessioni intimistico-esistenziali alla base delle quali è rilevabile la religiosità dell’autore, intesa come dote di ogni spirito serio e meditativo che dia valore alla vita umana, con affondi sensibili nel Cristianesimo, da cui attinge la fede spirituale: la capacità di credere e fidarsi attraverso la conoscenza di Dio che si rivela per mezzo della Parola.
Allegorico è il titolo La mer est profonde della sezione con cui Folco prende commiato dai lettori in questo affaccio poetico e, se è vero che nelle mute profondità abissali si può scomparire, è bene allora dotarsi di parole d’arca, come scrive S. Raimondi: «Silenzio dammi spazio, dammi parole d’arca: quelle tenute tra gli acuti della calma, quelle che salvano, che portano a riva».
dalla prefazione di Diana Battaggia
dalla sezione Passio
Giuda
Allora Giuda – colui che lo tradì – vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato perché ho tradito sangue innocente».
(Mt 27,3-4)
Come pensarti
attraverso il sonno
io perduto,
transeunte,
te dominante
il popolo eletto
certo non solo
nel suo girovagare immenso
e io non capivo
dove stava il giorno
come sviluppare il gioco
e vedevo me
trionfante
accanto a te
permanente
a vegliarti
nel tuo pensare largo
nel tuo elargire vita.
Mio diletto
tu mi uccidi
nelle mani
di freddi argenti.
Dove potrò vederti?
Dove aspettarti
in questo vuoto
profondo
nel non scalfire il mondo?
Io non so chi sei
tu preso
dileguata l’attesa
io incosciente
traditore
e te come imbelle
agnello
a guardarmi
i tuoi occhi come
dardi scagliati
nell’azzurro
nel verde profondo
e tutto è confuso
e nulla conosco
in questo girotondo
impazzito
in questo astio profondo.
Tutto mi era dovuto
nulla tu hai voluto.
Ora perso
ora tu immerso
nel tuo destino
che non mi riguarda.
Ora taccio nel
mio assoluto
abisso
mentre l’infinito scompare
nel mio ultimo lasciarmi
andare.
dalla sezione La tour du silence de Dieu
I paesi del silenzio
I paesi del silenzio
schiudono le conchiglie
del ghiaccio dimentico
e nuove fragranze
a un filo di brezza
affidano indolenti.
Verde e molle l’attesa
nel canicolare dell’aria
immerso il capo
nel ventre della terra.
Tace tempesta
placida misericordia
e scivolar di cielo
sui coppi.
Alita l’erba
e un molle tremolio
ritorna all’aria
che trepida t’avvolge.
Raggi come dardi
ledono lo sguardo
all’allungar di ombre
filtranti tra rami e foglie
e zanzare a nugoli
seguono l’incalzare della luna.
Oh immoto simposio
d’odori sensi e misteri!
Calerà la bruma
le piogge
sul muschio dell’inverno
e segni di galaverna
schiantarsi
dal rachide irregolare delle querce.
Altro tempo passato
transumanza trascorsa
percorsi altri passi
nelle valli del dolore.
dalla sezione Le depart de l'inconnu
Götterdämmerung
(In morte di Davide)
I – Acqua
Ossa come scogli
flagellati da acqua
schiaffeggiate da onde
sommerse da schiuma
come bava che si arriccia
al loro imperituro
flettersi immobile
fermo e impassibile
Eterno.
E luce e ombra
dal cielo e dalle coste
abbarbicate su monti
lucidi come l’acqua
che vigilano
straniti come pini
irti e marini:
sagome sul cielo.
Acqua come lastra
e vetro
increspato.
Il cielo non muore
sulla linea del mare
irregolare la retta
sagomata e stanca
nel tremulo volo.
La vita non finisce nel suo crepuscolo
nel tuo
respiro silente
in quel giaciglio infame e tetro.
Tutto non soggiace
al tuo ricordo mesto:
ne sento il suono
il palpito d’eterno
come un passare
rapido d’armonia
contrappunto di pensiero.
Lo so tu senti
questo vagheggiare triste
questo canto come nenia
gitano lamento.
Viene su quel rabbioso
sbattersi sul sasso
sogno che s’arresta
al rapido fluire
della risacca.
dalla sezione La mer est profonde
La mer est profonde
I.
Lingue di scòggiu
oltre la battigia
bisecano come frecce
la risacca.
Su questo perenne
sciacquio stanco
stanno i pensieri
di ogni sera
mentre linee imperiture
all’orizzonte
freddano i cuori
all’apparire dell’ombra.
Tutto placa
questa risonanza
al passar dell’eco di lontano
e batte e ribatte
il ferro
il rapido passeggio di un solo treno.
Sta e urla
oltre quelle rette
l’immanente trama
di ogni sogno.