Novità editoriale poesia: L'angolo ospitale di Salvatore Ritrovato
![]() L'angolo ospitale
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autori: | Salvatore Ritrovato |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Il titolo del nuovo libro di Salvatore Ritrovato, che ha al suo attivo molte pubblicazioni, a prima vista pare alludere a una condizione di serenità, ma via via che ci si addentra tra le pagine ci si rende conto che non si dà voce a una condizione di benessere ospitale, ma a un senso di perdita e di esilio, vissuti come status permanente dell’esistere, con la conseguente percezione della fragilità della felicità e, talvolta, persino della sua impossibilità. Allora si capisce che ciò che vibra nella raccolta (e la rende coinvolgente) è proprio ciò che manca, poiché in tralice ai versi emerge sempre l’umanissima speranza di trovare un luogo o anche solo un angolo dove si possa – heideggerianamente – sentire di “abitare il mondo”, e sentire questa terra “ospitale”.
dalla presentazione di Gabriela Fantato
Diciannovesima settimana
Mi piace dirti ciccia e birba
sopra la pancia che si muove
tra la mamma che nicchia
e le lenzuola a fiori.
Mi piace sfarinare un balbettio
appenderlo a una frangia del pigiama
ghiro nella placenta
che fruscia nelle orecchie
l’ombra buona delle sere d’inverno
che ci osserva alle finestre
toc toc batte alle porte
bacino schiocca forte.
Mi piace dirti ancora dormi
ascolta.
Su una vecchia fotografia
Chi mi fissa di voi in questa lucida carta?
Che brusio è scomparso dallo schermo
muto di questa kodak?
Trent’anni e una parola per tenere
quelle pupille, filmarne il verso
sopito dalla pellicola
l’attimo di meraviglia, non basta.
Verrò ad abitare un giorno con voi
dove non scorre linfa, non trasuda
spirito di focolare e la pietà s’appanna.
Pure finirà tutto, in un ostensorio
cesellato con cura, o in un calice
sollevato sull’altare; cesserà l’andirivieni
fra me e voi che mi aspettate
laggiù, sulle scale, dopo un matrimonio.
Il nuovo melograno
È stecchito il nuovo melograno, l’avevo messo
sul balcone l’altro ieri, al pieno sole di un autunno
caldo in via Garzoni, e ogni mattina mi teneva
nella sua figura incerta il commiato alla leggerezza.
Strano mercurio dell’al di qua, cosa farò adesso?
dico al ramo spoglio. Questo frutto
ancora in bilico sul vaso arido riempie le mani
ma non fiuta più sotto di sé la terra, è secca.
Neanch’io, va bene, e sono a due passi, sento
esalare l’anima da quel rapido mulinare
di foglioline sopra il cortile, né cadere il vento
per caso fra queste vie ingiallite, in esilio.
E ha senso una stagione per vivere e una per morire
una per scegliere di restare, una per ripartire?
o basta scrivere questo libro che non parla
di noi ma ospita tempi inerti e lontani ci dirotta?
Mi piego alle umili radici interrate nel vaso.
In un piccolo perimetro come questo oggi pianto
un’immagine del mondo, e di nuove domani,
e ad altro non riesco a credere, e pure aspetto.
Bologna, 30 ottobre 2005