Novità editoriale poesia: Va pensiero. Ricognizioni di Emilio Del Rio
![]() Va pensiero. Ricognizioni
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autori: | Emilio Del Rio |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Un libro non è un insieme di poesie, ma un’opera. Il canzoniere, se è tale, deve avere la stessa compattezza del poema, che corrisponde a una necessità narrativa: da un libro, silloge o romanzo, ti aspetti, aprendo la prima pagina, un’avventura.
Così è stato aprendo Va pensiero. Ricognizioni, nello schermo azzurro del computer. [...]
Tutta la prima parte del libro è incentrata sul senso del tempo, che non è solo la ragione del ‘triste divenire’ del mondo classico e della distruzione dei sonetti di Shakespeare, ma anche del nostro perdurare oltre l’attimo, della nostra uscita dall’esperienza fenomenica per appercepire l’esperienza metafisica: dall’io che rompe e lacera «come flebile canna, come ramo spezzato», la scena passa immediatamente all’esterno, col suo vento freddo e brumoso, e l’uomo, lacerato il bozzolo dell’io, spezzato il tetto della casa, s’inoltra verso la sua avventura, non solitario, non lamentoso, ma arditamente agonista [...]
La seconda parte del libro ne manifesta ulteriormente e ancor più vistosamente l’originalità d’orizzonte e quindi la vivacità poetica: alla visione iniziale (mi riferisco all’inizio dell’opera) di vuoto, peraltro subito drammatizzata agonicamente, risponde ora una visione fondata e insieme originale del mito dell’Arcadia: non, come recita una tradizione, selva elusiva ed evasiva, fuga dalla realtà e rinuncia al mondo da parte del poeta, ma, al contrario, evocazione di un mondo in cui natura e umano erano fusi, e che nella molteplice vitalità vegetale, nelle sottili e a volte drammatiche variazioni di luce, cela, e sottilmente manifesta, un fondo cupo, il senso di una perdita, della scomparsa di una dimensione umana immersa nella naturalità dell’essere. [...]
La terza parte pare una fusione delle prime due, nel senso migliore, un incontro simbolico. Il senso del nulla e del divenire combacia con la percezione dell’incessanza.
Il vuoto dell’esperienza esistenziale è rivelato con ulteriori immagini di perdita di senso del sacro e caduta dell’uomo in un’apatia progressiva. [...]
Lo scenario del mondo dell’uomo e del pensatore Del Rio è prosciugato, ossificato, desolato. Il canto del poeta Del Rio non cede a questa desolazione. Vi contrappone il pensiero poetante e la resistenza della parola.
dall'introduzione di Roberto Mussapi
Già dal suo titolo il libro di Del Rio Va pensiero. Ricognizioni, nei simboli, nelle citazioni e nella sua sillogistica interna, si inserisce in quel filone del pensiero poetante che di recente è stato codificato attraverso la focalizzazione di alcuni autori paradigmatici e che riprende in qualche modo l’ideale di una lirica capace di utilizzare non solo le immagini, ma anche la riflessione psicologica, esistenziale, metafisica come motivo di elaborazione poetica.
Va pensiero. Ricognizioni è espressamente incentrato sul pensiero, sul significato dell’avvento del pensiero nell’animale uomo e nel mondo... In Del Rio sembra che il passaggio dalla natura al linguaggio non venga compiuto in modo radicale generando una frattura tra i due sfondi dell’elaborazione lirica. La dimensione dell’immagine e quella della riflessione restano in continua interconnessione, è sempre tangibile la tensione alla metamorfosi del sillogismo e delle antitesi in un verso che spesso rompe gli argini di una metrica preordinata e soffocante e si apre alla forma aperta e ritmata della prosa poetica. Uno sforzo di espansione che avviene, bisogna ricordarlo, senza che ne soffra l’impianto propriamente formale della composizione, ma che si svolge con una naturalezza ed una vitalità sorvegliate ma pur sempre esuberanti, piene di slancio.
Il linguaggio è messo a servizio della natura come correlato non solo del vissuto e del pensiero, ma anche e soprattutto come universo in cui sono presenti gli esseri viventi...
dalla prefazione di Renato Minore
E tu
Il giorno è, sopra il colle,
così caldo, così dorato.
Il cielo è un vasto spazio aperto.
Un gioco di riflessi e ombreggiature
anima il viale, avviva l’erba.
Sulla cupola di un pino
un ramo s’intreccia ad altri rami.
Un passero canta.
Un soffio si leva.
Passa una nuvola.
Un pensiero, con tocco inconsueto,
bussa al cuore.
Un palpito risponde, un battito
risuona. Un ritmo pieno
si fa sentire.
Un ardore si turba.
Un ardore si vela.
Un ardore s’oscura.
Un ardore riaffiora,
risorge,
deterso riarde,
recede, riaffonda, risale,
combatte,
arretra e avanza,
smorzato riemerge,
minuscolo insorge,
sommerso si riprofila.
Un ardore riarde.
Un ardore s’oscura.
Entri anche tu nell’ombra
– e tu e tu –
con ogni mio sussulto,
nell’ombra unificante.
Un ardore s’oscura
Un ardore s’oscura.
Altri ne divampano.
Lo spazio si affolla.
Il giorno si annera.
Il giorno s’imporpora.
Il giorno arde e strepita.
Il giorno sgorga.
Il giorno pullula.
Il giorno ruscella.
Il giorno s’acquieta.
Il giorno tace.
Cessato il liquido flusso,
nudo riappare il paesaggio,
cruda la luce.
Alba
Anni, giorni, ore: una
ne conoscete, sulla soglia del giorno,
in cui il tempo si rinnova,
il respiro riaffiora, la vita
si riprofila, un brulichio,
un fervore la circonda, un pensiero
l’attraversa;
in cui la stanza si rianima,
le fessure si avvivano,
le pareti si screziano,
righe di luce piovono dentro;
in cui luce e ombra s’incontrano,
due pensieri volteggiano,
si desta la guerra.
è l’ora viva e spaesata,
iscritta nel tempo e antistante le altre,
in cui il pensiero tocca la sua latitudine
e il duolo vince ogni difesa.
è l’ora viva, la piena, la vera.