Novità editoriale: Valerio Mello - Asfalto
14.06.2014
![]() Asfalto
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autori: | Valerio Mello |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Vedo in lui una sorta di discepolo ideale di mio padre, proprio per il fatto che nei versi di questo giovane la tradizione classica insulare si fonde con i nuovi stimoli offerti dal contemporaneo. Si sente che è cresciuto con l’aria di mare, immerso nella luce e nei colori mediterranei... tuttavia la scelta di trasferirsi a Milano ha determinato una evidente conversione alla modalità della megalopoli, non solo nelle abitudini di vita quotidiana ma anche – e soprattutto – nel modo con cui egli guarda ciò che gli sta intorno: come se avesse indossato un paio di lenti fumè.
Sul tram, sul treno, a piedi lungo i Navigli... tutti i percorsi descritti rappresentano un viaggio non solo fisico ma anche metafisico attraverso rappresentazioni istantanee che il poeta riesce a definire in sequenze successive, in movimento: sembra di vedere l’architettura di Milano nei suoi più recenti cambiamenti, nelle trasformazioni che hanno portato la città a competere con le grandi metropoli europee in termini di grattacieli ed edifici magniloquenti.
[...] alla fine di questo viaggio per immagini, il Poeta e il lettore trovano l’essenza ultima dell’Uomo («un io cemento»), le sue miserie e la tragedia del dubbio perenne.
Alessandro Quasimodo
Agosto
Agosto nell’andare di notte
è un recinto fantasma,
spettrale castello di carte
distrutto da una lama imprevista,
cade a sinistra lo sguardo
sulla brusca insegna rossa.
Tersa macchia il buio sulla quiete dei tetti,
ritrovo una luna incompleta
sopra ogni prospetto di edificio
(proiezione di cancello,
di aiuola, di pontile sghembo).
Conto le cornici,
conto i balconi,
giro l’angolo e conto
nel giardino di colonne
lampioni e alberi,
sull’aereo miglio disvela
la guglia a vortice del grattacielo
chiuso l’animo nell’assedio.
Apologia cittadina
Dire i nomi che la città suggerisce
in angoli inesplorati, già veduti,
in angoli invisibili, attraversati.
Luoghi dal suono di percorso,
di rinnovamento, di scala.
La poesia è isolata,
la leggo alla scatola toracica
dove ogni chiedere è debole,
più debole di ali d’insetto.
Vorrei incontrare tutte le persone,
ogni sconosciuto, ogni figura.
Vorrei conoscere tutti i viandanti,
inghiottiti dall’agire cittadino.
La pioggia
è oggi un motivo
per essere più attento
al giro delle lancette.
La mia ragione è una pluralità
in disparte: umidità,
il tempo si fa acqua,
sui vivi la pioggia è asciutto ricordo,
un incontro fortuito salva dal vuoto.
Lettera
Con assidua discrezione ho scritto dell’asfalto
e delle impressioni nella penombra dei passi
e delle vie.
Ieri ho affrontato con libertà il soffio vitale
proprio dei borghi e, scivolando lentamente
nel centro della città, ho strappato al nudo sonno
l’incanto degli edifici.
Domani tornerò di nuovo a percorrere
i soliti luoghi, incontrerò l’identica incertezza
con la quale ho disturbato le parole.
Sono stato demolito dalla coscienza del nuovo libro.
E adesso che la realtà ha preso il sopravvento
e la fantasia più non sa contenere le obiezioni
di questo tempo, adesso che il mondo
ha costruito i suoi signori, le melodie e le storie
per i giorni futuri, adesso che tutto si è prostrato
davanti alla verità del fare,
come farò a camminare?
Dove andrò e per quale ragione dovrò andare?
Dovrò essere strumento o possessore?
In te, lettore, forse scorgerò l’assurda spiegazione
del nostro essere sempre pronti
per qualcosa che non accadrà o che accadrà in un altro momento;
in te, lettore, forse troverò la mappa
e poi perderò tutto.
E continuerò a cercare da principio.
Lo so.
Capisco.
Il passato ha parlato.
Per un attimo sento tutto il passato
e per un attimo non sento più il tempo.
Dolore non sentono i ruderi.