Novità poesia - Donatella Giancaspero - Ma da un presagio d'ali
28.09.2015
![]() Ma da un presagio d'ali
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autori: | Donatella Giancaspero |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Donatella è in più e anzitutto artista, amante dell’arte, finissima intenditrice [...] conosce i cieli e i suoi colori, conosce ogni gradazione o pigmento dell’azzurro, e del grigio, o del «bianco in penombra»...
Così, abbiamo sempre rispettato e ammirato l’esito poematico di questa nostra amica, creatura e ambasciatrice d’umile eleganza, che sempre fa della misura e del gesto o metro adeguato il suo credo “sinestetico” più rigoroso, e squisito assieme.
Libro felice, e confortante, questa breve raccolta lirica porta finalmente plauso al lavoro di una poetessa che da tempo zucchera d’eleganza, ripeto, ed effusa amabilità en artiste, la scena romana della poesia, e non solo.
Di lirica in lirica è capace di riaccordare un poco tutta la poesia corrente, sempre arcigna per enfasi autoreferenziale, ansia declamatoria o, peggio, paranoia di (illusa, troppo spesso) avanguardia...
Leggiamo e rileggiamo anzi questo libro come un inopinato, breve ma esaustivo trattatello in versi sull’amore – sulle sue stanze, pagine, i suoi cieli e le sue finestre, parvenze, mancanze così come presenze, sulle incertezze o incrollabili verità dell’amore, che come la musica, con sette sole note, toni e semitoni, costruisce, addensa e va orchestrando intere, infinite/finite sinfonie di corpi ed anime, gesti e rinunce vitali della stessa sorte... Il pianoforte da riaccordare – come il nucleo primigenio di un cuore, la sua finita/infinita tastiera, alfabeto di sguardi e note, parole che pensano suonano cantano l’etimologia segreta dell’amore – quello di tutti.
dalla prefazione di Plinio Perilli
In copertina: Luigi Boille, D’ombra e luce, incisione, 2001.
*
Assecondando un battito
disuguale, un ritmo
interrotto,
a tratti slittante;
senza inflessione,
senza colore
e quasi insonore
al tuo orecchio
cadono
le parole che dici
in fondo
a un passivo dialogare.
Recisa
dall’animo tuo
ogni sillaba è
disatteso silenzio.
Ma
– ignari o consapevoli –
gl’interlocutori
t’incalzano,
ti negano
la grazia di una pausa.
Preghiera
Te,
mio piccolo dio
delle cose terrene,
imperfetto,
sofferente
quanto noi
– non l’Altro,
l’Onnipotente
che sovrasta
e vede
e sa
illimitatamente –,
te
invochiamo,
nelle ore estenuanti
del dolore,
per ogni corpo
offeso
da un martirio
che dilania
senza lasciare
tracce.
A te,
multiforme,
duttile agli umani
mutamenti
d’affetto,
affidiamo
l’esistenza nostra,
sospesa
tra il dire e il negare
che un mondo altro
ci sia
di uomini
uguali.
*
Abbiamo voluto
dal principio
un arredo minimo,
appena sufficiente
per abitare, e le pareti
vuote – nulla
a violarne
con altra identità
il solitario
rigore –.
Scabra nudità
esposta
alla luce sontuosa
del mattino,
spalancata
all’occhio,
che la ripensa
materia purificata,
ne scava
ardui contenuti:
un senso duro
della vita.
*
Non una
parola di tante
a lungo riflesse
nelle pieghe
sentimentali
del pensiero
mi dici
in questo giorno
che s’apre chiaro
e ci tende
a un abbraccio.
S’apre chiaro
a dispetto del cielo
malevolo,
occhio calcificato
in fissità
cupa,
materia compatta
e dura,
che aggrava l’aria.
S’apre chiaro
il giorno,
sboccia
all’iride che lo percorre,
n’esplora l’intimo
colore,
chiaro
d’infinito chiarore,
di trasparente
silenzio