Novità poesia: Giovanni Turra - Con fatica dire fame
23.03.2014
![]() Con fatica dire fame
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autori: | Giovanni Turra |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Inquadrature emotive e riflessive in fitta successione, nel modularsi continuo del quotidiano più scabro, lasciano al lettore una mappa solcata da eventi personali e insieme tipici, posti in situ dal loro stesso rivelarsi per verità e autenticità.
Nulla è lasciato al caso; tutto è governato da una pronuncia salda e netta, informata dal possesso del senso storico, da un Novecento poetico interiorizzato e fatto proprio.
Sono parole scandite nell’urgenza di un dialogo mai reticente con un ‘tu’, e un ‘noi’, gettati nella volontà di una comprensione. Atmosfere perlopiù domestiche e compatte si lasciano penetrare da sprazzi di luce improvvisi, a testimonianza di un’adesione senza riserve alla vita: che è cangiante, e tuttavia fedele. I corpi – esposti in un’impudicizia sensuale e carnale alla Lucien Freud – e i luoghi – sironianamente ritratti nella loro perimetrabilità solitaria – acconsentono all’indagine della vicenda umana di questo poeta, intessuta del distillare acuto e laborioso di un ascolto mai immediato e tantomeno facile. Poesie còlte da un ampio dintorno d’esperienze, che sanno come ospitarci per grazia e onestà.
Stefano Raimondi
dalla sezione SUPERFICI
Superfici
Non c’è sguardo che fissi la mia nuca
ma un’altra nuca ancora,
seduti come siamo,
lo sconosciuto e io,
dentro il gazebo che fa vela
a Treviso, in Piazza Pola.
Impareremo a decifrare,
immobili entrambi e premurosi,
l’orografia dei corpi,
le superfici vaste,
le nostre schiene
come tabulae incisae.
Insetti ermafroditi a pelo d’acqua
che si toccano da dietro.
dalla sezione QUANDO SIAMO VIA
Il limone cimato
Il limone cimato che l’altr’anno
con pena trascinasti dentro casa,
alto ancora e rigoglioso
nel suo capace catino zincato
– la terra nera spanta
tracciò la diagonale tremolante
tra l’ingresso
e la finestra grande del soggiorno –,
adesso sfoglia lento per l’inverno.
Come non lo vedevi prima
nella luce bianca del mattino:
le faccende da sbrigare, le false
partenze, la giornata al lavoro.
E come ne indovini ora
la vita silente ov’è più buio,
putrefatte radici,
bollicine e melma quando beve.
Voce che parli senza voce
e ci ammonisci docilmente.
dalla sezione CONDÒMINI
Finestre
Nei lavori del mattino
sono piene di vento e luce
le case.
I vuoti si colmano.
Ogni gesto è un arabesco.
Altrimenti
in uno sghembo di sole da vetro
che chiuso venga
o aperto,
di schianto s’affaccia,
desolate cavità delle finestre,
l’orrore che vi abita.
(I sogni subito disfatti,
i letti da rifare,
i nostri piedi,
ingombranti e comatosi.)
dalla sezione IL CADAVERE DI COOK
Scarpe da kazako
Sono scarpe stondate da kazako
le scarpe degli uomini in età
a filo con la porta a piano terra.
Didentro vi pesticciano le piante
i loro piedi, come se da tempo
invano ritentassero la strada.
In chiusi ceppi muovono alla fine
i quattro passi. E scricchiola la soglia
trita, sua breve finissima eco.
E la rauca ruggine del fiato.