Novità poesia: Luciana Moretto - La memoria non ha palpebre
![]() La memoria non ha palpebre
|
|
autori: | Luciana Moretto |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
Il titolo del volume è ripreso da un frammento di Emily Dickinson: «... No lid has Memory.» – F869 (1864) / J939 (1864).
[...] ci troviamo di fronte ad una presenza “rievocata” attraverso la parola poetica e questa rievocazione produce un qui e adesso della persona amata che ha una tradizione che possiamo quasi definire un genere lirico. [...] Strane epigrafi, verrebbe voglia di dire, dove è solo presente in misura ridotta il rimpianto, dove, ecco la sapiente tenerezza di Luciana, la consapevolezza che una felicità vissuta e ricordata ha saputo produrre un’incancellabile condizione, quella della gioia, perché la privazione della persona amata non è riuscita ad ammutolire la poetessa, la lontananza non ha sfocato i contorni di un volto e il tempo vissuto insieme ha predisposto un’altra idea del tempo e permesso, in diversa maniera, altre occasioni “d’incontro”. Tutto questo ha contribuito alla costruzione di un discorso poetico privo di ogni minima traccia dell’enfasi del lutto [...] la poesia di Luciana Moretto ha saputo attraversare, o meglio, conquistare la terra di nessuno che da sempre esiste tra chi è rimasto e coloro che ci hanno lasciato.
Parola ininterrotta, quasi senza punteggiatura, consapevolmente radicata nella poesia di questi anni, tesa alla ricerca di una ragione oltre le avventure che ha attraversato nel secolo appena trascorso. [...] che cos’è la poesia se non il perpetuo racconto di un’assenza, di qualcosa che continuamente manca e che paradossalmente e sempre ci insegue con la sua presenza?
dalla prefazione di Piero Marelli
Comunque, parla frequentemente di lui e rinnova quanto tu puoi il suo ricordo, che più spesso tornerà a te, se non si accompagnerà a un sentimento di amarezza.
Seneca, «Lettere morali a Lucilio»
Ciò che resta
È a certe ore, in certi giorni
che così all’improvviso
dall’altro capo del filo,
quanto basta a farsi prossima
all’orecchio, mi sussurra dentro
la voce ultima di una sera
alla punta della vita
voce dolcissima,
del tutto mutata da prima
La cura delle rose
Smagrito e stanco sedevi
all’ombra della siepe, dismessi
a malincuore gli attrezzi.
Spesso la morte è gentile
e ha buoni modi. Non toglie
qualcosa di vistoso, le basta
che muoia una cosa
una sola, diversa ogni volta.
E così piano piano
dalle tue mani ha tolto la rosa.
Colloquio con le cose
Tangibile traccia, nondimeno
difficile da confessare, una soltanto,
e di antica data: un quaderno a copertina nera
mezzo strappata «Riassunti dell’Iliade»
in bella scrittura sulla prima
pagina – reliquia dei tempi
del collegio che tengo in bella vista
per bisogno di compagnia
per ricerca di vicinanza
per seguire quel filo sempre
più accorciato che ha te dall’altro capo
A mezza voce
Non ho saputo che esitare e bisognava
accorrere, non ho saputo che tacere.
Troppo a lungo ho seguito il mio sentiero
solitario assaporando i frutti amari
e dolci che la morte fa a un tratto maturi