Novità poesia - Marco Bellini - La distanza delle orme @
15.05.2015
![]() La distanza delle orme @
|
|
autori: | Marco Bellini |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
Gentile passante,
mi è facile immaginarti abbastanza tormentato dalla spinosa nonché attualissima questione così definibile: “cartaceo aut informatico”, “libro aut file” (come dire passato o futuro, humanitas o tekné). Orbene: grazie all’uso creativo dell’et, la ‘geniale’ trovata che qui ti accingi a scoprire ti darà certamente una mano a mettere d’accordo i tuoi due emisferi cerebrali. [...]
La discreta chiocciolina collocata sotto i titoli della raccolta e delle singole sue partiture, quella @, costituisce una sorta di occhiolino a te rivolto perché, volendolo, tu possa soffermarti, aprirti un varco tra la carta e il silicio, il testo e il tasto, e provare a sconfinare, facendo su e giù, à la recherche del senso perduto, quel senso (il sesto? il millesimo?) che la poesia è ancora in grado di attivare ed esperire dentro il meandro di segni in cui s’accuccia la sua vocazione profetica/profatica. [...]
Non lasciarti però distrarre dal movimento del ludus belliniano, che non è affatto fine a se stesso, come ogni gioco che sia frutto d’intelligenza simbolica: la rete dei rimandi infra-testuali e degli andirivieni info-testuali è stata allestita sull’onda di almeno due nobili e sostanziali motivazioni [...] Da una parte, l’offerta di ascolto verso dimensioni atmosfere realtà distanti e lontane dalla percezione del mondo conosciuto; dall’altra, la possibilità di aprire finestre per moltiplicare quell’ascolto fino a farne una chance esplorativa tendenzialmente sconfinata.
dalla prefazione di Lino Angiuli
Qui la cronaca è trattata nella forma dell’indagine antropologica – il reperto è “scarnificato” della sua storia, appunto, e bloccato nell’eternità dell’ attimo – .
L’anima mundi evocata in questo libro, dunque, non è l’anima eterea e sfuggente che si libera del corpo, ma quella che si nutre delle sostanze naturali, del loro soffio e della loro durezza. È l’anima dell’ancora possibile che non si è staccata del tutto dai corpi ma che continua a mandare messaggi da decriptare come una vecchia sonda perduta nello spazio.
I testi di Marco Bellini si nutrono di un sostanziale ottimismo verso la vita degli uomini e delle loro ragioni, di un universale spiritualismo che impregna ogni cosa della vita e della non vita; eppure la risposta è solo un’eco di ciò che fu la vita, vibrante per un attimo come gli epigrammi delle lapidi greche del quinto secolo, i ritratti delle mummie del Fayum, il coro dei morti di Federico Ruysch, le voci dei trapassati nel cimitero di Spoon River.
Queste presenze decalcificate da un lontano passato, ci parlano dal loro tempo ma potrebbero starsene mute, silenziose come la roccia che le abita; sono evocate per scelta del lettore, per desiderio di consegnare la scrittura al suo senso più profondo, e cioè non il monologo, la riflessione melanconica, l’esaltazione epica ma la dimensione dello specchio, dell’essere nell’altro per destino.
dalla postfazione di Sebastiano Aglieco
Voci recise, distanti
sanno la presenza dell’ascolto.
Ritrovate tentano,
come il sole le ombre sui muri,
la parola
ogni suono deposto.
Sotto le scarpe gli avanzi
di una terra che non puoi dire.
Da straniero calpesti la nuova
ti chiedi cosa ancora di te,
cosa conservare, un riconoscimento
altro. Nulla si è trovato.
dalla sezione L’appartenenza sospesa @
Sei un uomo in partenza
rimetti mano ai conti, stavano lì
per negare.
Tracci la fila: quanti sono
gli abbandoni le mani staccate.
Non vedi pretesti.
Disarmato nella spunta
hai misurato il peso lasciato. @
La carne avuta
come un inganno non è bastata.
dalla sezione Verso di noi @ – (Le orme di Laetoli)
Prima del Similaun con i suoi doni antichi
prima della torba di Tollund fertile di corpi
e di parole per Seamus, furono passi inconsapevoli:
l’orizzonte africano centrava le pupille
muoveva la formazione dei cromosomi
veloci verso di noi verso le domande,
il segno involontario di una scrittura implume
un graffio come un’attesa
per una diversità mai riconosciuta. @
Sarete una traccia paziente
necessaria a mostrare la fragilità
che ci fa persi dentro il cuoio
di una scarpa, schiacciati
in un presente di ritorno dove ancora
continuiamo a esitare il profilo.