Novità poesia: Natalia Stepanova - Il sentimento barbaro
17.06.2014
![]() Il sentimento barbaro
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autori: | Natalia Stepanova |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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[...] «il sentimento barbaro», che dà titolo alla raccolta e la apre, è parola ricondotta alle sue scaturigini, verità instancabilmente tentata.
I temi sono l’innocenza iniziale, la promessa salute, un mondo che ha germinato gli dèi della bellezza e dell’amore e che si sconfessa nella pena, nella mancanza. L’io dominante si muove in un teatro mobilissimo, compreso di affermazioni e di smentite, con un ardore che non teme l’eccesso e l’enfasi come può solo chi è avido di esistenza. Avidità che è ampiezza di visione, dove realtà e sogno, ebbrezza e malinconia si confondono e s’alternano.
Compresa di varie stratificazioni questa raccolta – in cui la scrittura sposa le immagini e chiama a una lettura che è gioco danzante e pensiero mobilissimo – si pone come l’esito di un sentire chiaro ed aperto. Ed è il molto che può la poesia.
dalla prefazione di Elio Pecora
Il sentimento barbaro
Sarebbe cosa buona concedere
Al poeta straniero un vocabolo nuovo.
Sarebbe generoso riconoscere
Al cuore barbaro il sentimento.
Già i popoli antichi lo fecero per noi.
Il sangue della rosa scorre nelle vene
Del poeta straniero.
Neve
Il desiderio della neve è in me,
Del sentiero lindo che porta a casa,
Di fanciullezza rimane e stelle grandi.
Fermo è il fiume al guado di ghiaccio,
Dormono gli alberi di bianchi miracoli.
Il desiderio della neve rimane in me.
Tornare vorrei fanciulla nel sogno
Quando alla luce dei lampioni
Nella corte di casa scendeva la notte,
Quando – la neve a fiocchi e gaudio.
Villaggio all’uncinetto
Aveva fatto un villaggio intero all’uncinetto.
Iniziò con una tendina di merletto alla finestra
E continuò con la strada sterrata di palizzate,
Fino al cimitero. Ai morti lasciò del cibo e dei dolci.
Al ritorno fece i portoni di quercia e il monumento
Sulla piazza centrale, di un famoso poeta. Fece
Gli orti, gli ulivi, i meleti e le spighe di grano,
I campi mietuti al sole, la polvere spessa e calda
E i piedi dei bambini che vi correvano, giocando.
Fece anche un cane, un cane pastore da guardia.
Fece il bosco e i suoi alberi. E poi fece il tramonto.
Con uno scialle setoso coprì il fiume. Usò i fili di seta
Scura e qualcosa di rosso, non proprio scarlatto
Né porpora e fece qualche piccola ranocchia
Verdognola e snella e il suo gracidare monotono.
Sempre alla finestra, fece la notte e una scala
A chiocciola. Sospirando, posò l’uncinetto
E s’incamminò per la scala fatta poc’anzi.
Avevo una gonna rossa
Avevo una gonna rossa
Come scarlatta è una rosa,
Come un tramonto porpora,
Una gonna rossa, taglio a ruota.
Era una gonna assai vistosa,
La portavo come si porta
In dono un cuore,
Con trepidante cura e orgoglio.
E mi avevi amata come si ama il sole.
L’acqua del fiume raccoglie le voci:
«La rosa ha perso dei petali porpora!»
Nell’acqua del fiume cadono foglie.
Signore, quando peserai i cuori
So che ti ricorderai di me.
Oh, rose rosse, avevo una gonna
Di rosso scarlatto, taglio a ruota.