Novità poesia: Personale Eden di Angela Greco
16.02.2015
![]() Personale Eden
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autori: | Angela Greco |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Lontani, ma si intuiscono pur non sapendosi; si trovano, spostando appena il fato tra mele verdi e serpenti in boccio.
Tre sezioni dalla trama concitata il cui tema dell’io amoroso, inteso come scrigno di memoria e preveggenza pavesiana di vita struggente – «per sempre vivrà nei miei versi il mio amore» (W. Shakespeare) – tesse una trama poetica che pur prende le distanze dall’autobiografismo sentimentale del primo romanticismo. L’autrice riconsacra il verso libero per eludere il contenitore melodrammatico del dopo-modernismo e, con consapevole suggestione, gestisce il monologo dell’interiorità io/corpo/anima/donna/ rifiutando le convenzioni senza scomporre lo sfondo della realtà: le forme della vita rimangono le stesse, lo strumento poesia consente il travestimento delle regole, la visionarietà della propria identità in relazione al ritmo incalzante dell’attenzione per l’essere maschio; l’esaltazione dell’eros e dell’amore travagliato testimoniano la complessa e variegata sofferta lontananza dalla persona amata e/o il desiderio di completezza spesso agognato, impossibile, irraggiungibile.
Personale Eden è un canto d’amore che palesa il bisogno psicologico dello scambio affettivo e tiene a battesimo la confessione dell’anima attraverso l’offerta del corpo.
Il corpo/maschio è l’eredità poetica del personaggio/autrice che entra in comunione con l’uso rigoroso e amoroso/amorale dell’emozione nell’innaturale tempo meccanico: ecco perché i corpi sono il senso vero del tempo che si trasforma anche nella parola.
dalla prefazione di Rita Pacilio
c’è una strada che collega due attimi dai nostri nomi
materia inattesa che si dissipa ad un sorriso
distratto e malizioso questo battito di ciglia
differenza tra quotidiano e desiderio da attraversare
tra il bianco e il nero sfumati fino all’opera d’arte
ti guardo muovere il microcosmo senza regole sul tavolo
nasceranno nuovi silenzi e ritratti fermi tra le stelle
e dalla finestra tolgo limite allo sguardo profanando il cielo
sei tu stesso a crearmi figura fuori come fossi pelle
mentre sulla discesa ripida tra le ali catturo un bacio lento
e come faccio a dire della goccia che scivola alla tua voce
della capriola dello stomaco quando aspetto la luce e te?
ho dita tremanti che segnano un profilo nelle ore d’impazienza
e sembra rallentare il creato se non arrivi a segnarne il passo
ascolto sul petto sciorinando stupore al sole della tua schiena
e richiamo meraviglia oltre e più che le tue mani creatrici
ho un sospetto di sentimento che s’accorda al tuo nome
e vocali e voragini aperte nell’attesa di averti addosso
in questo momento sfuggito al caos di astri avanzati
trapiantati in tessuti sanguinanti affinché fioriscano aurore
*
sei gesto istintivo ai piedi del risveglio segnato di croci
alle labbra strette affiggo il bacio devoto contro il pensiero
d’averti steso ancora nel sogno appena trascorso accanto
risveglio nella luce della notte irridente e muta
mi stai solcando fiume improvviso che liscia pietre nel letto
scorrendo di voce in foce a mare raccolgo all’orecchio l’eco
di timidezza piegata altrove
e d’istinto ti direi labbra a labbra quel che tuona
nel profondo quando intorno è soltanto silenzio
mi sorprende la tua genetica differente dai luoghi
vicina al mare più di una riva – tu – spiaggia assolata
su cui spogliarsi del grigio e lasciarsi bagnare
inatteso ripopoli un deserto informe
di tempo trascorso alla deriva d’un’attesa
capace di meravigliarti se ti paragono a tutto questo
*
impreziosisce la solitudine l’arco a cuore delle tue labbra
da cui scocca l’attimo di vento ad accarezzare il deserto
e scorre sulla pelle arsa sotteso a un cielo trasparente
mentre si fa fuoco la scia di fumo dissolvente
che occhi e mani tuoi e non più tuoi accendono
in questo sud femmina spalancato per accoglierti:
hai l’aria dell’incredulo e silenziosa ascolto il battito
in questo petto di molti mattini che invita su di sé
e trema la mano prima di posarsi cauta sulla spalla
nuda a scegliere quello a cui votarsi nel ringraziare:
il grigio non concede ombre e caldo mi sazi
in ritmici rintocchi d’armoniosa compresenza
brucia il pensiero distanza che dissipa quest’ora:
trascorsa la notte di ali spiegate e vento
coprimi del tuo dire di seta e donami notte stellata
addosso sei oro che sveste gli occhi a mandorla
di avvolgente voglia di perpetrare il tuo mezzogiorno
così sottrai lontananza a silenzi inattesi
abbrevi il cammino e irrompi nella camera viola
solo in apparenza mare placido che muove stupore
accolgo di te l’onda di tesori non visibili e meraviglia
il toccarsi in punti precisi e lo scriversi d’abitudine
presenza e necessità impellente che oltrepassa difese:
la tua risata tintinna cristallina albeggiando risveglio
impercettibile trasparenza in petto come in guscio
seme pronto a germogliare al primo sole:
lascia che mi perda tra le tue strade segrete
ricomponendo l’incanto di congiungersi
dentro e oltre l’ars poetica dono prima del sonno