Novità poesia: Silvia Rosa - Genealogia imperfetta
![]() Genealogia imperfetta
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autori: | Silvia Rosa |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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La poesia disvela quanto affida alla parola: è esposizione intima, senza riserve o calcoli, scelta di «scavare/ la radice del corpo». è insieme un atto di umiltà e di coraggio mostrare la nudità dei propri luoghi nascosti. Soprattutto è fiducia nella parola, nel suo potere di cura, di dare quiete e risonanza insieme. Marca un cammino, disperde i «troppi fantasmi di vento» per giungere al «punto di sole tra le ombre», quel luogo illuminato del bosco fitto dove la luce chiara che filtra tra i rami mostra una immagine nuova e viva delle cose, come ha bene indicato la filosofa Marìa Zambrano. Il bosco è il luogo topico dei racconti di fiabe e di avventure, luogo di smarrimenti e di crescita. Questo percorso poetico di Silvia Rosa mette in scena una ricerca di autonomia interiore, di libertà, capace di attraversare il mito e i territori più remoti del sentire, nella indagine di una Genealogia imperfetta che si affaccia al tema complesso del femminile, metamorfosi e incrocio di possibilità in divenire. I sogni, i ritorni, le rabbie, le fantasie, gli amori, gli errori, le assenze, i silenzi («come se dopo ogni parola/ sparisse una porzione di corpo»), si legano a uno sguardo nuovo, alla maturazione di una forza acquisita nel distacco e nel dolore accolti come difficile prova superata. Il distacco dai padri assenti, dai maestri muti, dagli amanti «che non sanno amare», anche dalla nostalgia atroce di quando «tutto era madre», sebbene questo pensiero, scrive, riveli «il centro esatto di me».
Gabriella Musetti
dalla sezione ORME
(Bosco)
M’innamoro a d e s s o
del bosco che mi racconti con la voce,
di quel verde lucido che sbuca
come un frutto appena colto, fresco,
dopo tutta questa quiete, dopo troppi
fantasmi di vento, dopo passi di foglie
morte e un filo ruggine che ha stretto
mani e alberi in un nodo senza cielo,
parlami ancora con i tuoi occhi
io voglio scrivere per te così parole
nuove e tante io voglio perdermi
per sentieri di mattoni gialli e rossi
per il tuo sguardo, fino al bosco
che mi racconti con la voce, e poi
trovare un punto di sole tra le ombre
in cui spogliarmi di ogni desiderio
e di ogni forma, in cui mangiarmi lenta,
voglio venire a cercarti come un lupo
parlare la lingua del bosco che tu
m’insegni a d e s s o, senza voce e occhi.
Dalla sezione AMORE CENTRO
Un piccolo bottone rosso
Se questa rabbia fosse tutta
un piccolo bottone rosso:
potessi prenderlo tra le dita tirare forte
sentire il filo di cotone che scivola via
come erba secca, potessi sostenere
tutto nello sguardo il vuoto che sprofonda
fino al cuore dall’asola scoperta
e con le dita piano cercare un battito
uno solamente, sentire che la fine
si allenta come una camicia aperta
cade a terra e di colpo io non ho più freddo,
potessi cadere a terra anch’io – erba cotone
filo stretto – gli occhi due bottoni appesi
a ciò che resta, potessi prenderli tra le dita
e dirti indossali, e adesso guardami con quelli,
nuda come non mi hai mai vista.
dalla sezione PER LA COSTRUZIONE DI UN’ARCHEOLOGIA (FUTURA)
Fotografia
Scatto una fotografia
in questo pomeriggio di fine agosto
sole alto e vento che penso
al cielo come a un lenzuolo tutto
bianco che sa di fresco e buono,
ti dico di sorridermi e ancora
osservo come da dietro a un telescopio
fatto di parole terse e lucide
il tuo volto, non ti ho mai detto
che a volte non riesco a non guardare
le tue labbra che stanno silenziose
incorniciate dalla barba, così
squisitamente chiuse che invitano
alla guerra, fuoco e fiamme, ai morsi:
e tu sorridimi per i giorni che verranno
fissiamo sguardi, gesti, le prime danze
intorno al centro di noi stessi,
le stanze dei musei che visitiamo,
i passi per le vie della città, le mani
che si sfiorano, lo stesso libro che leggiamo
insieme, una pagina tu e una io, i fiori secchi
raccolti chissà dove e portati in dono, i segreti
mai ascoltati che poi diventeranno fazzoletti lisi
quando un domani che non sappiamo quando
avremo solo questo, l’archeologia (futura)
di un amore, di cui raccoglieremo i pezzi,
e ci confonderemo spesso tra le ere
del prima e dopo, sarà successo forse come
in sogno, o non sarà successo affatto,
la storia dopotutto è un racconto un po’ sfocato
rammendato lasco da tempo e da memoria.
Adesso scattami tu una foto, in questo pomeriggio
di fine agosto, ti sorrido, mentre penso
è strano come ogni inizio sembri già
una morte, perfetto e infinito.