Novità poesia: Verso i sette anni anch'io volevo un cane di Vittorino Curci
13.04.2015
![]() Verso i sette anni anch'io volevo un cane
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autori: | Vittorino Curci |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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il penoso ritmare dei secoli
negli avvistamenti dell’ultima ora
quando ai camminatori affrancati
dalle mappe non resta
che l’assillo di un’attesa
l’uomo di spalle, che potrei
essere io, suppone
che la terra non sporchi.
nel sacrario delle sue disfatte
un fruscio di flanella
e neve che sbarra le porte
mio raggio di luce, sul solco
scavato dal bene e dall’essere
l’amore è scomparso.
se ritorna
lo fa in segreto nei sogni
nel dileggio di un inverno spavaldo
negli atti apocrifi
del sottoscala al civico 57
dove, sul piatto muto della
bilancia, resistono al tempo
le fascine per la caldaia
una paletta di ferro, un pallone
un grembiule spiegazzato
verso i sette anni
anch’io volevo un cane
dalla sezione PRIMO MESE
giovedì 2
paradisi in fuga dal cemento.
il libero sfogo dei giardini
che tornano al passato.
il mare traduce l’alga in verde fibra
che ondeggia nei boschi
ma non per questo gli uomini
sono più docili
il cinegiornale i passeggeri
mostra con una gamba sola
e poi un piccolo italiano
che saluta. la strada che si trova
è quella che si perde, mi hai detto.
ci ho pensato tutto il giorno
mentre l’acqua stringeva
il telaio delle sue premure
primo ottobre nel cortile della scuola.
collane di bambini intrecciano
trame di vendetta.
il mesto giro delle stagioni affianca
la crudeltà dei sigilli.
i nomi potrebbero tornarmi
dalla sezione SECONDO MESE
domenica 9
un dirottamento del natale sulle brande.
grumi d’inchiostro che spiaggiano a causa
del maltempo
nella città abbandonata
il narratore tace. «siate
come i ciuffi d’erba che crescono nell’asfalto»
diceva ieri sottovoce
forme non dimenticate. abissi di bellezza
che lascerò andare.
tutti perdono qualcosa. controprove, diottrie
dalla sezione TERZO MESE
martedì 9
recriminare vetro e seta nelle promesse
e nel viaggio di una donna che ride.
la fortificante volontà di non mollare
mi impedisce di chiedere aiuto. accadde ieri.
la pressione delle domande a bruciapelo
è spaventevole, e allora eccomi qui
a smontare i pezzi di quelle cose
che ho vissuto e non so spiegare
la partenza è nell’aria – altro enigma per chi
si vede accerchiato e vorrebbe solo dormire.
sarà un corpo a corpo, l’avventura di un’età
errante in un luogo senza vie di uscita.
chi mai potrebbe cantare i matrimoni bianchi
passati in giudicato? io, che ho la faccia
smerigliata dal vento e un vestito di cartone?
oh, sembra inverosimile che la delazione
abbia un volto di donna e il sigillo di un fiore
appena arrivato mi commuovo sulla soglia
perché la morte, come un astro, irraggia
l’esilio del mio doppio in maschera.
il commediante ha rigenerato il suono
del mare per dare forza alla propria voce.
con il palmo della mano
protegge la sua piccola fiamma.
poi chiude gli occhi nell’aldiqua cifrato
di un baraccone, si ferisce
con il compasso della gloria.
non capisco: questo teatro dei drammi
non disdegna le cateratte del cielo
e il valore non commerciale di quelle parole
che hanno scelto proprio noi
dalla sezione QUARTO MESE
sabato 24
a gelidi pensieri consente
che un passero spaesato voli
per la stanza, così
l’anno che invecchia aspettando la pioggia
apre coi denti
semi di zucca
e passa dal sole all’ombra delle persiane
verdi come donna esperta nella scienza
dei profumi – inversamente, al disordinarsi
della quiete, la neve scarpicciata fa
di ogni passo una domanda