P. Romano su Santoro
![]() Sulla strada per Leobschütz
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autori: | Daniele Santoro |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Articolo a firma Paolo Romano pubblicato su \"La Città di Salerno\" per D. Santoro e la sua raccolta poetica
Novita’ in libreria
Nei versi di Santoro frammenti di Shoah sulla via di Leobschütz
SALERNO. Generare poesia dalla Storia, scrivere versi per fare memoria del passato, salvare dalla polvere dell’oblio i vinti. E’ il progetto estetico del salernitano Daniele Santoro autore del libro di poesie “Sulla strada per Leobschütz”, edito dalla casa editrice di Milano “La vita felice”. La prefazione è stata curata da uno dei maggiori poeti contemporanei, Giuseppe Conte, che sottolinea proprio l’originalità dell’approccio.
«Quello di Daniele Santoro è un libro che ha un centro tematico di dura, cupa potenza - scrive Conte - il campo di sterminio e l’olocausto, che in questi versi appaiono nella loro brutalità fisica, nella loro violenza materiale, assoluta. Santoro si è documentato per scrivere, e riporta i testi a cui si è rifatto in calce al libro». Un’operazione di riscrittura della storia in chiave lirica che può sembrare inedita, ma che non rifugge da approfondimenti particolareggiati, lontano da derive fantasiose: «Documentarsi per scrivere versi? - si chiede Conte - Certo, questa è la sfida, la novità, la risposta etica all’insensatezza di tanto egocentrico e fatuo verseggiare di oggi. Anche la poesia fa i conti con la storia, con il buio della storia, e qui li fa con l’eclisse dell’umano nei lager del XX secolo». L’autore contraddice l’affermazione di Adorno - poi ripensata dallo stesso filosofo - secondo cui «scrivere una poesia dopo Auschwitz è barbaro e ciò avvelena anche la stessa consapevolezza del perché è divenuto impossibile scrivere oggi poesie». Tra i titoli di questa piccola antologia poetica colpiscono i versi di “Blocco dei matti”: chiusi tra quattro mura di baracca/saltavano sui letti tutto il giorno/andavano su e giù gridando/in lingue incomprensibili, gli spensierati./stavano per i fatti loro, non davano fastidio/salvo le volte in cui noi si doveva entrare/portarli via di lì, rassicurarli/che avrebbero ripreso subito a volare. Santoro entra nella vita quotidiana di figure umane ridotte a fantasmi e private di nome; come in una Spoon River dei campi di concentramento, restituisce dignità e identità a uomini, donne e bambini immortalati per sempre in un verso.
Paolo Romano