Pasquale Lombardi per Rita Pacilio
28.09.2017
Gli imperfetti sono gente bizzarra’ LVF, 2012
‘Prima di andare’ LVF, 2016
Poesie di Rita Pacilio
Commento di Pasquale Lombardi
“ A terra non cadranno le parole …”
Pindaro
“Lasciate che m’incammini per la strada in salita \ e al primo batticuore mi volga \ già da stanchezza e gioia esaltato ed oppresso …”. Stanchezza e gioia, le condizioni che ci propone “Prima di andare” LVF, 2016, poesie e lettere d’amore di Rita Pacilio. Il sentiero difficile, irto di sassi, con qualche tratto in piano e raramente in ombra, s’inerpica in tornantini ampi, talora con brevi rettilinei, talaltra con ardue impennate. Noi, timorosi e ignari. Lei, unica guida, (unica perché conosce l’ambiente umano, la natura, la meta). Fedeli al suo credo, vogliamo raggiungere insieme il luogo sperato.
È colmo di scorte lo zaino issato sulle sue spalle ferme. Le nostre provviste invece sono molto scarse. Passo dopo passo, ci racconta di gente imperfetta e bizzarra, di malati, folli, oppressi, oppressori, violenti, violentati, emarginati, offesi. Personaggi dolenti in un racconto suggestivo e appassionato. E li avvertiamo confusi tra noi, compagni di scalata e di sofferenza. Andando su, nonostante la fatica, il suo linguaggio è lieve e profondo, compatto, a tratti giovanile moderno spregiudicato, a tratti infarcito di parole forti, mai ascoltate in un discorrere consueto. Ma lei non se ne compiace, le parole non hanno ipocrisia, sono vere e hanno un fine preciso: andare lontano, oltre i monti, oltre i più vicini orizzonti, nelle pianure avvolte dalla nebbia, in tutte le città prive di silenzio. Quelli tra noi, indifferenti o non avvezzi a queste verità, cominciano a capire solo ora che la violenza non può essere avvicinata con parole tenere. Devono possedere un significato amoroso e crudele, le parole, devono far male, tendere alla condanna e alla salvezza e insieme fondersi in valori etici, civili, educativi.
Ci sarà un tempo innocente al di là della vetta?
Ma quel suo canto, la sua pietà, la sua umanità, l’umanità del pensiero! Ed ecco movimenti, forme pure di spazio, pezzi di bosco emersi dalle radici del tempo, note di neve e di pioggia lungo gli argini fitti di rododendri e di genziane: fiori inquieti e rari che promettono amore. È primavera infatti e negli steli che vediamo curvi di umiltà o diritti di orgoglio, scorrerà linfa nuova. I montanari e i contadini di qui vedono a primavera i virgulti piangere, andare in amore. Nessuno raccolga quei fiori. Che lo sposalizio si compia!
In cima, dove le rocce brillano di luce propria, l’aria pura restituisce un respiro di vento. E la baita un calore di fuoco, di cibo e di vino. I malati colorerebbero qui di luci azzurrine i loro pallori. Rita quasi li vede, li riconosce e sorride. Si accorge che i sani presenti, ancor prima degli altri, si sentono guariti.
Ritorneremo a valle, tutt’insieme, prima di sera. Mangeremo del pane e dei frutti seduti sugli scalini delle nostre case. Parleremo d’amore con linguaggi incrociati. Per non vanificarli oggi, per non dimenticarli mai.
È colmo di scorte lo zaino issato sulle sue spalle ferme. Le nostre provviste invece sono molto scarse. Passo dopo passo, ci racconta di gente imperfetta e bizzarra, di malati, folli, oppressi, oppressori, violenti, violentati, emarginati, offesi. Personaggi dolenti in un racconto suggestivo e appassionato. E li avvertiamo confusi tra noi, compagni di scalata e di sofferenza. Andando su, nonostante la fatica, il suo linguaggio è lieve e profondo, compatto, a tratti giovanile moderno spregiudicato, a tratti infarcito di parole forti, mai ascoltate in un discorrere consueto. Ma lei non se ne compiace, le parole non hanno ipocrisia, sono vere e hanno un fine preciso: andare lontano, oltre i monti, oltre i più vicini orizzonti, nelle pianure avvolte dalla nebbia, in tutte le città prive di silenzio. Quelli tra noi, indifferenti o non avvezzi a queste verità, cominciano a capire solo ora che la violenza non può essere avvicinata con parole tenere. Devono possedere un significato amoroso e crudele, le parole, devono far male, tendere alla condanna e alla salvezza e insieme fondersi in valori etici, civili, educativi.
Ci sarà un tempo innocente al di là della vetta?
Ma quel suo canto, la sua pietà, la sua umanità, l’umanità del pensiero! Ed ecco movimenti, forme pure di spazio, pezzi di bosco emersi dalle radici del tempo, note di neve e di pioggia lungo gli argini fitti di rododendri e di genziane: fiori inquieti e rari che promettono amore. È primavera infatti e negli steli che vediamo curvi di umiltà o diritti di orgoglio, scorrerà linfa nuova. I montanari e i contadini di qui vedono a primavera i virgulti piangere, andare in amore. Nessuno raccolga quei fiori. Che lo sposalizio si compia!
In cima, dove le rocce brillano di luce propria, l’aria pura restituisce un respiro di vento. E la baita un calore di fuoco, di cibo e di vino. I malati colorerebbero qui di luci azzurrine i loro pallori. Rita quasi li vede, li riconosce e sorride. Si accorge che i sani presenti, ancor prima degli altri, si sentono guariti.
Ritorneremo a valle, tutt’insieme, prima di sera. Mangeremo del pane e dei frutti seduti sugli scalini delle nostre case. Parleremo d’amore con linguaggi incrociati. Per non vanificarli oggi, per non dimenticarli mai.