Pierantonio Milone per Poesie del tempo che fu di E. Dzieduzycka
![]() Poesie del tempo che fu
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autori: | Edith Dzieduszycka |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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In margine a Poesie del tempo che fu di E. Dzieduzycka
Come dice il titolo della silloge sono versi che risalgono ad un tempo lontano e rispecchiano passati pensieri del cuore. Versi che tradiscono il tentativo di rientrare in se stessi con il desiderio di ascoltarsi e di incontrare la verità. Qualcuno ha detto che il viaggio più bello è quello che facciamo dentro noi stessi.
Quello che maggiormente colpisce il lettore è la musicalità del verso, specie nella sua originaria veste francese.
Da dove nasce quella brutale cavalcata di parole che senza pausa né tregua si scontrano e urlano in un cuore deluso e a volte incapace di dirsi? Nasce dalla dolcezza amara dei ricordi e dei rimpianti nascosti nelle pieghe della memoria e venati – a mio avviso – da una leggera malinconia. Non c’è consapevolezza senza malinconia – scriveva Claudio Magris in Alfabeti.
Ossessionata dal cieco flusso di un mare in burrasca, dall’insana vertigine dei corpi, l’Autrice parla di un amore che spesso è solo l’illusione di essere stati per un momento uno vicino all’altro. Aggrappata alla zattera di un naufragio, l’Autrice rammenta in prima persona la disfatta e il tramonto di un amore che ignora il “per sempre” e, incapace di donarsi, passa vicino al tuo cuore senza lasciare una traccia (Tu niente mi hai dato. Non restano che i battiti nudi / di un cuore indifferente”. L’arte di amare non dovrebbe essere quella di sedurre, di affascinare, ma quella di entrare in comunione di sguardi e di pensieri, di vivere l’uno per l’altro.
Assapori a tratti l’angoscia del nulla (la rosa morta nell’acqua del suo vaso e che aspetta invano chi la vorrà buttare. Il pensiero non può non andare alla ragazza che vaga nella notte dell’anima sotto lacrime di pioggia
Resta ancora e sempre la necessità di evadere nel cielo della poesia, anche a costo di non essere nient’altro che una foglia strappata dal vento. Qualcuno ha detto che si pensa in poesia per vincere lo sconforto che ci lascia la tristezza del pensiero, sullo sfondo dell’approdo comune in cui sfocia ogni sentiero, che sia percorso con passo baldanzoso o sgomento. (Che in fondo al cammino / la stessa badilata / coprirà ugualmente / chi marcia e fa marciare).
Un pessimismo che ci lascia in bocca un sapore d’amaro,
Con il sorriso di sempre
Pierantonio Milone