Pina Piccolo per Anna Maria Dall'Olio
![]() Fruttorto sperimentale
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autori: | Anna Maria Dall'Olio |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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articolo su La macchina sognante
Già dal titolo, nella sua ultima raccolta, Fruttorto Sperimentale (La Vita Felice, 2016), Anna Maria Dall’Olio gioca con i lettori: da un lato preannuncia loro le modalità messe in campo per affrontare il mondo della poesia, cioè la sperimentazione (linguistica e formale) ma dall’altro cerca di seminarli con la parola “fruttorto” termine alquanto tecnico, sconosciuto ai più (infatti ricorre a una nota alla fine del libro per spiegarlo), trascinandoli in un mondo che potrebbe sapere un po’ di filastrocca, ma che in realtà cela/rivela insidie e lati oscuri.
Il fruttorto, o giardino, infatti, nella poesia che porta questo nome, rivela essere, non tanto l’Eden e neppure i tentativi messi in atto in contesti urbani da residenti-resistenti di instaurare un nuovo rapporto con la natura e il nutrimento, ma il Giappone di Fukushima, una specie di giardino terrestre degli orrori, scatenati dal sistema socio-economico radicatosi ormai in ogni parte del mondo, un laboratorio per disastri a venire, “/un terremoto serpeggia s’irradia / con lingue di drago tsunami incalza / affonda statistiche e le certezze / […] / la spirale sconfinata d’energia / a basso costo (non di vite umane / nel nostro giardino sperimentale /.”
È questo l’apice di tutta una serie di poesie dalle forme e dagli stili più diversi (haiku, poesie narrative, ballate), in alcune delle quali è il registro lirico a prevalere e altre in cui vince il grottesco. Anna Maria Dall’Olio sottopone episodi storici, scientifici, di cronaca, di costume al vaglio e scandaglio di assonanze, allitterazioni, metafore, metonimie nel tentavo di fare linguisticamente “scoppiare” la loro normalità, come accade proprio nel caso delle due poesie dedicate alla strage di Bologna riportate integralmente sotto.
In questa sua ricerca del linguaggio è anche assistita dai suoi studi di esperanto che, in un certo senso, la liberano dalle strettoie della tradizione e dei canoni poetici, permettendole un atteggiamento ludico e inventivo, il tutto nell’interesse della comunicazione e non per una sorta di estetismo o autoreferenzialità, gravi rischi che spesso, in questi tempi, aspettano il poeta al varco. Al servizio della comunicazione la poeta pone anche gli sforzi performativi e un attento studio delle sonorità, che purtroppo è difficile comunicare su carta.
È una scelta di comunicatività di cui la poeta è ben cosciente, e infatti la delinea chiaramente in un’intervista in Valdinievole eventi (http://www.valdinievoleventiintoscana.it/la-sperimentazione-sociale-e-poesia/ ) “Io scrivo alcune frasi, poi le riprendo, perché la poesia è fatta di forma e contenuto, in una somma che è numero e forza. Ecco perché non c’è neanche una mia poesia che somigli ad un’altra. Non c’è niente di casuale in quello che scrivo”. E per dare un’idea di tale varietà a chi si accinge a leggere questa ultima opera della poeta, ho selezionato le seguenti poesie:
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