Poetarum Silva segnala «La saggezza degli ubriachi» di Stefano Vitale
![]() La saggezza degli ubriachi
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autori: | Stefano Vitale |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Viviamo tra le ombre
talpe senza orientamento
scriviamo parole invisibili
su una lavagna trasparente
col sangue delle nostre vite
misuriamo il perimetro del buio
tracciamo i confini del nostro continente
ascoltando il gracchiare d’una persiana
il tintinnare di un bicchiere
cercando l’esatto bagliore
di un istante già dimenticato.
Così giriamo in tondo
ritti sulla nostra rotta
di un viaggio storto in cerchi di giostra.
Nuvole basse e grigie
ci accompagnano da lontano
ventre d’acqua che ci ha generato
e dove torneremo svaporando
rapidi e silenziosi
come questo sangue scuro
che intanto macina nelle nostre vene
e agita le nostre sere.
L’idea della perfezione
ci perseguita implacabile
azzanna i nostri pensieri
bestia della notte che s’aggira
dissimulata in comandi, precetti e avvertimenti
che proteggono dall’angoscia e dalla morte
ma ci consegnano al nemico
fuoco nero nascosto sotto al cimiero
rostro che strappa le carni indifese
tarlo che rode l’occhio di legno.
Così dimentichiamo che siamo come il pane
fragranza impura che di vita profuma
colpo di tosse che increspa il silenzio
pietra d’inciampo che riporta la luce.
Sulla cima dell’imperfezione si staglia il profilo
del nostro viso, calmo e disteso,
in attesa del prossimo, duro,
combattimento.
La lezione dei fiori è nel loro colore?
O forse è nel lento
invisibile viaggio verso la luce?
Nel silenzio del loro respiro
di creature sagge e leggere?
Oppure nel loro profumo
liberata essenza di sé
disordine dei nostri sensi rappresi e sorpresi?
La lezione dei fiori
è nel loro essere fiori, e questo basta,
mondo che rinasce
nella pura insolenza del vivere.
Nella mattinata calma e distesa
respira l’aria se stessa
senza stupori né malinconie
solo la meraviglia e la nostalgia
del necessario passare
di ogni nota rotonda
spada di luce che affonda
nella nostra mente.
Tutto è al suo posto.
D’improvviso siamo smarriti
sull’orlo dell’orizzonte vacilliamo
le mani sudate, nel buio che azzanna
la nostra misera carne.
Brivido e vertigine senza una ragione.
L’inquietudine nasce dalla leggerezza
non serve battere i pugni, strapparsi i capelli
basta l’incanto d’una carezza
per rendere terribile lo sguardo.
(Wolfgang Amadeus Mozart, Quartetto per archi in do maggiore K. 465‒ delle dissonanze)
Stefano Vitale, La saggezza degli ubriachi, La Vita Felice 2017
La saggezza degli ubriachi di Stefano Vitali è libro scritto avendo ben presente un crescendo di innegabile effetto, sia dal punto di vista della resa poetica, sia dal punto di vista del legame con l’arte spirituale per eccellenza, la musica.
Se, infatti, nelle prime sezioni, l’assunto – limpidamente dichiarato nei versi finali della seconda poesia della raccolta – oscilla nella resa tra gli estremi, da un lato, di un linguaggio aforistico, strutturato da un anaforico “così” (con duplice funzione introduttiva, sia di conseguenze logiche sia di similitudini), e di aperture, dall’altro di squarci lirici, con abbinamenti attributo-sostantivo che mostrano (ritengo che il tributo sia intenzionale) un debito alla tradizione poetica occidentale attraverso i secoli – e il titolo della seconda sezione, Guerre civili, mostra nella doppia valenza dell’aggettivo il debito e insieme il disagio della civiltà – già nella quarta sezione, Dal terrazzo (ma con un significativo anticipo nell’ultima poesia della terza sezione, Punti di vista), lo sguardo si innalza ad abbracciare cieli e territori più ampi.
Con lo sguardo, anche i versi prendono il volo e diventano testi di sicura presa e di espressione poetica felice: Mi parla di sé la sera, Polena per caso, Tu sei traccia di deserto, L’alba è dei corvi ne sono una prova convincente.
Ma sono le poesie di Moment musicaux a portare il crescendo all’apice, ché i brani musicali dai quali prendono l’avvio non sono semplici occasioni, ma il necessario, direi indispensabile, nutrimento per trovare, intonare, modellare la voce poetica.
© Anna Maria Curci