Raffaele Urraro per Salvatore Contessini con «Dialoghi con l'altro mondo"
![]() Dialoghi con l'altro mondo
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autori: | Salvatore Contessini |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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SALVATORE CONTESSINI
Dialoghi con l’altro mondo
(La Vita Felice, Milano 2013)
Ho letto e riletto, come meritavano, i “Dialoghi con l’altro mondo” di Salvatore Contessini. E così l’estate mi ha portato a dialogare, tramite l’originale e per tanti versi sorprendente mediazione dell’autore, con 11 poeti dal destino particolare, fino alla conclusione del suo viaggio: “È stato, questo, un viaggio di pensieri / il libero rivolgere lo sguardo / a chi l’abisso ha già scrutato, / con un altrove di parole dialoganti / per conservare testi d’esistenza / in uno scrigno che preservi la memoria” (p. 45).
Sì, è stato davvero un “viaggio” di pensiero: Contessini, che ha rischiato in proprio, non si è limitato ad interrogare gli 11 poeti che, stanchi della vita, oppure dimissionari dalla vita che a sua volta sembra si sia stancata di loro, hanno deliberatamente deciso di porre fine ai propri giorni. E molti di loro hanno reciso lo stelo in età giovanissima, il che rende ancor più drammatiche le vicende e ne spiega l’interesse e l’amore dell’autore. Contessini in questa silloge ha dato vita ad una poesia che oserei definire “teatrale”, altamente e veramente “drammatica” (nel senso biunivoco ed etimologico del termine: “dramma poetico” e “poesia drammatica”), originalissima, che per tanti aspetti mi ha riportato alla mente caratteri e toni tipici della tragedia greca. Ma con una peculiarità: egli, che evidentemente ha studiato a fondo quei poeti, si sente sospinto a parlare con loro, ma non per chiedere conto o ragione della loro scelta finale che li ha portati all’“altro mondo” dal quale sembra volerli riportare indietro e riguadagnarli alla vita della poesia. Cosa che non è possibile, certo. Ma comunque questo ruolo lo svolge la musa contessiniana che sembra voler intervenire con forza dove la vita non può più farlo. Ma più importante è notare come egli voglia soprattutto dialogare con quei poeti che hanno lasciato volontariamente la vita, parlare a loro, dare a loro poi la parola, sicché essi da “interrogati” si trasformano in “interroganti”. Nel “Dialogo impari” che apre la raccolta, ad esempio, Saffo, guardando il poeta, gli dice: “Cosa c’è / in fondo ai tuoi occhi / dietro il cristallino / oltre l’apparenza? / Dove il tempo / d’improvviso / si ferma / e / la mia anima / sulle tue labbra / resta / sospesa?” (p. 11). È la prova che il nostro autore-poeta ha già dialogato con la poetessa durante la fase dello studio delle sue opere, ed ora le lascia la parola, effettivamente, perché Saffo parla con i suoi propri versi.
Ne risulta un originalissimo gioco di finzione/verità nel quale le parole dell’autore e quelle della poetessa s’intersecano sicché alla fine non sai se il gioco è stato condotto da lui o da lei proprio perché il punto d’intersezione è dato dal colloquio che la poesia, e solo la poesia, può consentire di mettere in atto.
Ma i “Dialoghi” sono interessanti anche per un altro aspetto, che poi è quello che poeticamente li qualifica: parlo del linguaggio poetico di Contessini. Linguaggio che non vuole porsi sullo stesso livello di quello del poeta presentato, o assumerne le connotazioni di fondo. Difatti il linguaggio del nostro autore/poeta è suo, tutto suo. Ed è un linguaggio fortemente espressivo, proprio come se i testi fossero “teatrali” e quindi soggetti ad una intonazione che ho già chiamata “drammatica” tipica della recitazione. Cito anche qui dal primo testo: “Guidami i passi allora non a questo fiume / del Cocito mi occorre riva per un traguardo / che sia la ripartenza fino allo Stige / prima che loto mi circondi… “ (p. 13), laddove l’espressività del linguaggio è data non solo dalla generale intonazione vocale, ma anche dalla composizione fonica delle parole, cioè dal loro significante, che, nelle sue sonorità, rimarca il senso stesso del significato. Come di norma dev’essere, o dovrebbe essere, in poesia.
E allora? La poesia di questi “Dialoghi” mi ha preso davvero. La loro lettura ha stimolato in me profonde riflessioni sul senso della vita e della realtà, quasi guidato per mano da Contessini e dai suoi poeti interlocutori, il destino dei quali mi ha indotto a ripensare al valore della vita e della poesia, quella poesia che, a dispetto della loro stessa volontà, li fa vivere ancora in noi e con noi.
(Raffaele Urraro)