Rita Pacilio - anteprima Quel grido raggrumato su l'EstroVerso
16.01.2014
![]() Quel grido raggrumato
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autori: | Rita Pacilio |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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La raccolta, che segue Non camminare scalzo e Gli imperfetti sono gente bizzarra, chiude una trilogia sull’inquietante e doloroso cammino attraverso i temi dell’emarginazione. Il volume si presenta come un manuale del sopruso, contro chi ambisce variamente manovrare il corpo delle donne e dei fanciulli. Ovvero un trattato, balisticamente in versi, dove viene differenziato il mammifero maschio (e talvolta femmina) che la suddetta opera scellerata compie per piacere, lucro, lavoro, biologia, vendita carnale. Il corpo poetico, in questo libro, ricerca, enuncia e precipita, in modo finanche notarile, la pratica maneggiona di coloro che si condannano per un realismo moralmente e socialmente insignificante. Rita Pacilio, attraverso la poesia, nomina l’innominabile nella prospettiva dell’educazione, della rinascita, della ricostruzione. (dalla quarta di copertina – La Vita Felice 2014) * Ci sono sentieri che nascondono l’inganno dei lastronie le mani dei padroni sono daghe, punte venute dall’est.Inganna la zeppa nera, si abbevera alla macchia riccia di solescruta l’iride abbassata il sonno del cliente, antico padre. Sono parole sacre le voci dei bambini, tiepide le frontieppure i glutei hanno croste, boomerang colpiti nel segnofino ai fianchi pulsano inverni consumati domaniintorpidite le rupi si muovono come nembi folli le bufere. Non si aprono fenditure ma canaloni indecifrabiliun lappare lento, immaturoche giunge all’agitazione tra le natiche della bestianel luogo livido di pianura chiuso in quel grido raggrumato. * L’hanno tenuta in due come un foglio, un lenzuoloi polsi e le caviglie erano in una forma che si stiraun mandarino intero riempiva la bocca e la golanel chiarore del vicolo divaricato fra le trombe d’aria il suo esame di idoneità, la preparazione al primocliente la rendeva frutto acerbo del cactusdesiderato dalla censura di chi si apre i pantalonie spinge guardandosi intorno che sia coperto dalla colpa che non si fermerà nella frusta dei renima sintonizza il morso e il liquido che coladalle due bocche aperte lungo una linea comunein quel triangolo nero da cui escono periferie e disordine. * Deve aver penato tanto nel rovesciarsi sfacciata,pronta, passata in tutti quei giorni che sono ancora qui,senza risate. L’hai accompagnata fingendoti sorpreso,prato che ha sete incenerito dalla ripetizione delle regole, spuma bucata schizzata sul vetro che stupisce appenae impoverisce. Chiude. Ogni rovina conserva navate sgretolate nelle notti paurosedei motel addormentati dove finisce la tonalità romanticae si inclinano le tracce opache, nascoste nell’elenco corretto.Lì c’è stato il temporale dalle tinte ingenue, quasi monacali la rabbia del video passava sullo schermo un pompinofatto con la devozione del ringraziamento. Era stata un’altrala prima della lista. Chissà il colore dei capelli. *
“Parlo della vendita degli organi, della prostituzione minorile, della misoginia, della difficoltà a comunicare nonostante la vicinanza, il contatto. La poesia dovrebbe sentire proprio il contesto di ogni civiltà, dovrebbe guardare in tutte le direzioni territoriali e sociali per conoscere i limiti dei paesi, delle aree geografiche che ancora parlano linguaggi educativi retrogradi e incivili. La poesia deve viaggiare, se è necessario deve interrogarsi e scegliere l’alternativa della politica solidale mondiale per riscattarsi da concetti legati alla meridionalità e all’individualismo sempre più sordo”.
(Rita Pacilio)