Salvatore Contessini per Angela Suppo con «Senza indicazione di tempo»
![]() Senza indicazione di tempo
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autori: | Angela Suppo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Una silloge assettata, priva di indicazioni temporali, ma che con il tempo gioca. Ora in termini di “briciole”, ora in fotogrammi estatici, o come scrive il prefatore con “testa coda” di riavvolgimenti epocali. Abili incursioni tra un periodo e un altro, da una stagione che termina a una che inizia. Un tempo andato “nel pensiero che rode”, una nostalgia serena di ciò che è trascorso, ma che rappresenta una perdita a cui non ci si rassegna.
La presenza del tempo non è quella rettilinea unidirezionale, bensì ci viene offerta una carica d’onda con i suoi flessi e i suoi ritorni, una frequenza che si stringe e si allarga, si focalizza sull’incanto del creato dal minuto allo smisurato, per curvare sulla metafisica dell’istante e all’oltre che sbircia l’eterno. Nell’osservazione della natura, Suppo gode di quanto percepisce con vibrisse di gatta e lo trasmette a chi non ne coglie le caduche increspature. È manifesta l’unione armonica del Creato all’essere, raccontata nei segreti del suo animo che le fanno da nutrimento, mai trasformati in tormenti dell’io. L’utilizzo della parola è elegante e accurato nella scelta delle locuzioni, con un pudore appreso in un tempo che non è quello attuale e che non indulge al gergo ordinario contemporaneo.
La forma del canzoniere forse non rende giustizia agli innumerevoli scatti che hanno costellato il percorso vitale dell’autrice, nel senso che rifuggono la progressione di un progetto poetico, ma ci regalano una sintesi della capacità creativa che Angela è andata maturando.
La sezione Dei Poeti l’ho trovata stimolante anche per il carattere sibillino che racchiude la titolazione (preposizione o sostantivo?), comunque fitta di significati. Anche se contenuto, viene dato conto di uno spaccato acuto su chi sia oggi il poeta: una dedicazione in cui si coglie quanta valenza abbia, per Angela, la poesia, e quanto in essa abbia maturato una visione critica. Volendomi limitare a questa sola sezione, le andrebbe dato merito di una sensibilità poetica che tiene in tensione il gradiente dei componimenti scelti per l’intera raccolta.
A seguire, nella sezione Dialoghi leggo la rappresentazione della poesia del silenzio, il più assordante, quello che interloquisce col sé, rivolto al non essere per eccellenza, a colui che fornisce solo risposte mute ad interrogativi che dell’eterno silenzio sono l’esaltazione.
In tutta la silloge i testi sono asciutti, poco visionari, narrati in divagazioni tra l’osservazione accurata e la filosofia dell’interrogativo. Rappresentano il frutto di un accurato vaglio, un setaccio fine dal quale passano solo vocaboli e versi compiuti, brevi, con densità pregnante. Un’opera prima che il tempo ha portato alla migliore maturazione, un viatico per una esperienza da ripetere, un dono che rende noi lettori più ricchi.
dicembre 2020