Salvatore Contessini per «Dino Campana, la notte mistica e dintorni» di Aky Vetere
![]() Dino Campana
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autori: | Aky Vetere |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Dino Campana, la notte mistica e dintorni.
Aky Vetere – La Vita Felice 2019
Considerazioni a margine
La notte mistica e dintorni presenta subito il suo biglietto da visita con l’assonanza a Inni alla notte di Novalis e immediatamente dopo con la dedicazione a Ofelia: colei che aiuta (etimologia greca).
Due categorie: Notte e Donna che rimandano ai concetti di mistero, dell’oscuro e alla fascinazione dell’ignoto, alla spinta verso la scoperta e alla ricerca di dimensioni superiori che travalicano quelle solitamente conosciute, appannaggio dell’umano e rivolte invece al rapporto col divino. Non quello estraneo, trascendente, bensì quello interiore, immanente, quello che testimonia il nostro sentire extrasensoriale che collochiamo in quello che genericamente viene definito come “sesto senso” (aggiunto ai ben noti cinque).
Nel senso aggiunto si riassumono tutte le tipologie sensazionali con la vastità delle sfumature che all’indefinito appartengono. Esperienze “altre” sovrasensibili, che entrano a far parte della nostra conoscenza/apprendimento; si pensi a titolo di esempio al sogno e a quanto con esso il nostro essere colloquia e in quanti modi, ma anche ai campi morfici nei quali siamo inconsapevolmente immersi, alle loro leggi che ancora poco conosciamo e che pure determinano il nostro vivere quotidiano. Pensiamo alle vibrazioni che costituiscono l’intimità della materia e che danno luogo a fenomeni quali la risonanza.
Dunque, per ritornare al saggio di Aky Vetere, l’ho inteso quale tributo alle due categorie sopra citate e all’incarnazione poetica che queste hanno prodotto in Dino Campana.
Non sono le uniche due lenti attraverso le quali Aky ci propone (vede) di assimilare il poeta toscano; la follia, il viaggio, il dramma tra luce e ombra sono gli altri elementi che nella loro ricorrenza consentono un avvicinamento più aderente e contemporaneo alla poetica di Campana e ai suoi Canti Orfici. Le note, i riferimenti bibliografici, le citazioni e i personaggi coevi che vi ricorrono, divengono un valido aiuto interpretativo e conoscitivo del mito greco di Orfeo. Immediatamente e sub liminalmente scattano i riferimenti ai Sonetti a Orfeo di Rilke e i testi della poetica di Trakl (Sebastiano in sogno e poesie).
Costantemente presente il riferimento alla tragedia greca e alla filosofia, ho trovato il saggio colto, capace di riproporre il pensiero classico in un tempo contemporaneo e ridare lucidatura a quanto di questo pensiero è andato opacizzandosi. Anche i succinti richiami storici divengono strumento utile per comprendere come si è dipanata la vicenda esistenziale e scritturale di Campana, considerato un poeta “maledetto” da quella che a posteriori risulta essere una definizione superficiale operata da una cultura a buon mercato (si veda il film Un viaggio chiamato amore del 2002 che mostra il travaglio psicologico dei personaggi Aleramo e Campana, con ricorrenti sequenze erotiche). È vero che si può parlare di un salto all’indietro, ma è altrettanto vero che tale salto avviene attraverso una deformazione spazio-temporale che stilla dalle acquisizioni dell’evoluzione post-novecentesca delle trasformazioni culturali in cui siamo immersi. Ne è riprova il riferimento, in fine di saggio, al declino lento e inesorabile incontro a specchi di consumo per masse, in cui il reale si avvita intorno al virtuale. È il fenomeno del Realismo Terminale - individuato e descritto dal poeta contemporaneo Guido Oldani - che rinviene e documenta nei suoi versi l’epoca dell’oggettivismo diversamente da quanto fa la cultura attuale che sembra non percepire il presente in essere. Il riferimento al Realismo Terminale testimonia la sensibilità poetica e l’attenzione intorno al prodigio della poesia. La rivisitazione storica-artistica-culturale in cui Campana viene ricondotto consente ambiti di riflessione nuovi per coloro che hanno colto nel poeta una indefinita e sensitiva vicinanza, che attira prepotentemente e fascinosamente il barlume di ribellione istintiva che appartiene all’uomo, ponte in direzione dell’oltre uomo, secondo la definizione nietzschiana, che nel corso del testo viene più volte richiamata.
La prospettiva di osservazione che ci viene affidata porta alla perduta esaltazione della sapienza oracolare attraverso la lettura dei significati dei Canti Orfici, alla riconsiderazione della poesia vaticinante che da tale sapienza scaturisce. Il bagaglio delle innumerevoli letture che Vetere ha compiuto su tale argomento ci giungono con una grazia orfica e una sintesi corsara che assume le fattezze dell’eidon greco (vedere-conoscere). Le dimensioni dell’osservare si arricchiscono della quarta dimensione: quella dello spazio-tempo, in aderenza alle mutate acquisizioni fisiche della nostra quotidianità facendo del saggio su Dino Campana un testo critico di particolare singolarità, capace di arricchire e qualificare il patrimonio formativo.
giugno 2019 salvatore contessini