Salvatore Contessini per Salvatore Sblando con «Lo strano diario di un tramviere»
![]() Lo strano diario di un tramviere
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autori: | Salvatore Sblando |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Un titolo singolare che lascia presagire una raccolta in forma diaristica, magari di strani racconti che quotidianamente accadono a un tramviere, ma così non è.
Dopo aver letto la silloge, ho pensato che avrebbe potuto intitolarsi anche lo strano diario di un fumatore di sigari o di un emigrato. Riferito al suo contenuto lo avrei trovato più congruente, ma percepisco che la scelta sia stata quella di sancire il tramviere in quanto categoria alla quale Salvatore fieramente rivendica di appartenere e nella quale intende essere collocato come portato di un impegno di lavoro onorato, svolto con la dedizione che caratterizza la sua esistenza, con costanti opportunità di “vivere” la gente comune in una grande città come Torino: elementi che gli consentono di cogliere uno spaccato emotivo e regalarlo al lettore - attraverso una spiccata sensibilità personale - nella forma di versi con una precipua originalità compositiva,
Tornando al contenuto della silloge, ho trovato un diario tessuto come filo continuo alla precedente pubblicazione (Ogni volta che pronuncio te), ma con un salto qualitativo che mostra quanta profondità Salvatore abbia raggiunto con la sua ispirazione creativa. Certamente il suo sedimentato impegno poetico profuso per gli altri e per la divulgazione della poesia ha determinato un arricchimento non solo della persona, ma anche della sua forma espressiva. Ho ascoltato una voce creativa che si muove su un percorso di maturità versificatoria che avvolge con un lessico armonico, scarnificato ed essenziale capace di raggiungere facilmente livelli di emozionalità profonda, idonea a sommuovere lo scenario dei sentimenti di chi legge.
La raccolta ha un suo tempo di esistenza che viene dipanandosi, così come siamo consoni fare, con successione lineare continuativa e mostra coerenza poetica in un passaggio che matura nel corso delle stagioni in divenire di mesi. In tal modo si viene a fissare un punto fermo del tempo che si fa ciclo e da cui riprenderà a scorrere altra temporalità, così come viene evidenziato nel sottotitolo del libro “per un nuovo inizio”. E adatto all’inizio, il primo testo, appare come un salto temporale. Spaesante nello scarto, a dimostrazione di quanto la memoria possa essere radice di nuove germinazioni, e il ricordo una rivelazione dell’assenza che urla.
Ed ecco il diario, una caparbia scansione temporale e geografica, anzi, georeferenziata, che vuole “marchiare” unicamente per chi ha fermato il tempo come un’istantanea, ricordi che non vogliono perdersi. Certo per il lettore sono tracce labili che, nonostante l’indicazione geo-temporale presente in chiusura dei testi, indugia alla ricerca di indizi per la lettura poetica. L’eccezione confermativa la si trova in Poesie da un litigio in cui non appaiono né data né località. Una totale assenza di riferimenti poiché all’autore non ne occorrono, probabilmente perché non servono segni per le ferite che permangono, oppure per lasciare andare un litigio che oltre i suoi momenti, continuerà a vivere nel bianco di una sola pagina.
Tutti i testi compongono una raccolta degli affetti, delle presenze che vivono dell’assenza, srotolate dal rocchetto amaro di una consapevolezza necessaria. Accadimenti ineluttabili, tinteggiati sulle tele di una indulgenza calma. La forma utilizzata nella cadenza dei versi, nelle loro eufoniche onomatopee, nell’assenza della punteggiatura, nell’attenzione alla composizione grafica e nella solitudine del lemma, donano a questa raccolta una coerenza armonica avvolgente.
dicembre 202