Salvatore Contessini per Terry Olivi
![]() Uno sguardo dalla vita
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autori: | Terry Olivi |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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IL PARADOSSO DELLO SGUARDO
Da dove si guarda la vita in un fulmineo sguardo? Nessuno ce lo dice e questa silloge non si allontana dal nessuno; solo porta alla domanda che non ha risposta, ma che sollecita la mente a darne una. La prefatrice interpreta tale risposta come un solido a più facce con viste molteplici. Quelli che ci propone la Olivi sono fulcri, punti di appoggio a braccio variabile, cerniere intorno alle quali si ruota o si taglia. Cesoie o forbici da ricamo! Comprendo che considerato il più del percorso come quello già fatto, lo sguardo sia risucchiato all'indietro, alla riesumazione del trascorso con le sembianze della memoria. Quelli della Olivi sono testi che frangono le immagini quotidiane e che producono un immaginario degli accadimenti che furono, in un perduto di umani che più non sono, ma che certamente sono stati determinanti all’esistenza di chi ne porta memoria. Anche nell’inserto di una lingua aliena come l’innu, prestato alla gran madre ribattezzata come nell’uso del dialetto, una licenza linguistica vezzosa capace di segnare l’intera raccolta coi caratteri della singolarità interrogativa, è riscontrabile la centralità di una memoria da rinverdire. Non è presente, certo, lo sguardo al tempo che sarà, all'aspirazione del cambio di passo, della trasformazione in positivo, che potrà accaderci, non se ne respira sentore. Tuttavia il sentimento, grande, del rapimento, che per via della natura a Terry è accaduto, viene narrato con una fluidità straordinaria tale da riportare chi legge alla tradizione del pensiero classico, che dalla natura desumeva il dolore della condizione umana unitamente all’estasi che dall’incommensurabile derivava. I suoi sono testi che scaturiscono da Oriente e ne è sintomatica anche la scelta della forma, utilizzata come respiro cadenzato che tra una sezione e l'altra consente di ricentrarsi all'ascolto di quello che ci è successo nell'intimo dopo aver letto e ascoltato il senso profondo che porta il suo sguardo dalla vita. Questa silloge appare come una sintesi poetica che Terry ha cercato e raggiunto, in una sorta di equilibrio instabile, come quello di un mandala di sabbia o di un balancer di rocce: compiuto nella sua efficacia, efficacemente impermanente!
Nella silloge non troviamo urgenza di messaggi, al contrario una fluente pacata narrazione che si svolge tra i due infiniti: grande e piccolo. Che cos’è l’uomo nella natura, presenza costante nei versi di Terry? Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla. A questo porta la lettura, con una levità malinconica che tracima nella consapevolezza della caducità della vita osservata.
Il tempo, immortalato nel suo ciclo come una pennellata d'artista, ferma il tema sotteso che ricorre in ogni singolo componimento: il sereno amore per la città eterna, colto con l'occhio dell'incanto di chi si è lasciato attraversare dalla sorpresa poetica. Roma è descritta con gli occhi di un osservatore che la fa grande nei suoi minuti spazi che mai chiedono la celebrazione dei fasti immaginari a cui è dedito lo stereotipo dominante. Ma Roma è anche un pretesto, il simbolo del conurbamento pandemico di popoli e merci che corrompe nell’intimo la struttura della città, così come accade per Macerata contrapposta all’ordinata campagna-collina che ne costituiva il paesaggio consolidato, la rimemorazione dell’oltre siepe leopardiana.
Il filo rosso dell’intera raccolta è proprio la condizione moderna del vivere cittadino, la dinamica urbana che tutto include, ad esclusione della campagna che la metropoli circonda, con l’inversione di rapporto smarrito, ridotto in relitti derubati di significato che riemergono solo se guardati da un’altra vita.
Salvatore Contessini