Silvia Stucchi per Nasr Meeten
![]() Scorre il giovane tempo
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autori: | Meeten Nasr |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Meeten Nasr, Scorre il giovane tempo. Autoantologia poetica 1982-2014, La Vita Felice, Collana “Le voci italiane” 48, Milano 2014, 147 pp., 15 euro
Meeten Nasr, già vincitore del Premio Montale per l’inedito e presente nell’antologia 7 Poeti del Premio Montale (Scheiwiller 1999), è autore di varie raccolte poetiche, tra le quali Il solco del pennino, Più luce (2004), Atlante del nomade (2005); è anche presente nell’antologia Orchestra – Poeti all’opera, II (2008), curata da Giampiero Neri, Dizionario (Book Editore, 2011), ed ha pubblicato nel 2013 La mosca di Rousseau (Editore Excogita), che affronta il genere diari stico e autobiografico Traduttore, saggista raffinato e poeta, Meeten Nasr ora in Scorre il giovane tempo offre, in un solo volume, tutta la sua esperienza poetica. Già in Dizionario Giampiero Neri annotava come la scrittura di Nasr predilige i toni miti e sommessi, quasi colloquiali, il chiaroscuro, il disegno a matita appena abbozzato. Sono, queste, poesie dal tono assorto e appena svagato , meditazioni come sussurrate, adatte a un “lettore pensieroso” che dovrebbe essere attratto “dalla sapienza della scrittura e dalla presenza del suo autore … amichevole ed elusivo”, che traspare in queste pagine.
Scherzoso e amichevole, a tratti si sofferma, come occasioni di meditazione poetica, su elementi minimi, come nella Appendice I- Segni e simboli in poesia (pp. 137-141, in particolare cfr. p. 137 @). Tematicamente, però, il tratto dominante della poesia di Nasr sembra essere il viaggio, come emerge anche solo da una prima ricognizione dei titoli delle sue poesie: possono essere mete esotiche (p. 62 Bianche nuvole sopra Tokio; p. 105, Risveglio a Káralis), oppure più familiari (p 39, Nuvole a Precotto; p. 66, Relitto a Caprera, con la sua sonorità travagliata; p. 82, Verso Palermo; p. 103, Naviglio). Ma, appunto, non serve una meta fisicamente lontana, esotica, non è necessario percorrere migliaia di chilometri, per essere nell’atteggiamento mentale del viaggiatore capace di osservare e di trovare la bellezza ovunque, anche nella periferia milanese, come accade quando l’autore fa notare i “tetti rossi e il campanile (un po’) barocco di Precotto (p. 62): e in quella formula attenuativa, messa fra parentesi, c’è tutta la delicatezza del tocco di Nasr. Basta poco per cogliere frammenti di mistero anche nel paesaggio cittadino: così il Naviglio “che trascina scuri grumi di ramaglie, / insetti morti e torvi altri messaggi” (p. 103), è il “nostro Stige”, che, scorrendo per parte del suo percorso sotto la superficie delle strade, trasmette lontano l’eco dei viadotti, e allude anch’esso a un “oltre” sempre intravisto e mai raggiunto.
La formazione classica di Nasr si avverte spesso in queste liriche: in particolare, in Ritorno da Nola (p. 125, nella sezione Viaggi con Silvio), unitamente alla voluta allusione, lessicale e fonetica, al primo Montale, viene evocato il tema oraziano dell’amicizia e del viaggio, di un ideale iter Siculum (cfr. Sat. 1, 5) di gusto e tono meno scanzonatamente intinto nell’Italum acetum, ma più timidamente raccolto. Il paesaggio è tanto più affascinante in quanto mescola in sé le tracce del passato remotissimo e del presente: “A noi ora di fronte si distende / la Campania felice. Ma alle spalle / pesa il richiamo di ceneri infeconde / e d’impietrate lave. Riviviamo / il riverbero del forno in pizzeria / la sera prima, i ritmi intervallati / del juke –box, la commozione lieve / dei nostri versi riascoltati dentro”. Il tema del viaggio si combina con quello del colloquio amicale : Sul lago di Como (p. 127) si conclude con una domanda rivolta sì all’amico compagno di via, ma anche a ogni lettore che si cimenti con questa auto antologia poetica: “Dimmi un po’ quante vite stai vivendo / in questo viaggio: poeta raffinato/ sdegnoso artista /derelitto infante, / nobile lacustre o seduttor di passo?”/ Omnia mea mecum, tu rispondi”.
L’impressione più forte che si ricava da queste liriche è quella di uno sguardo pensoso, che sa trovare la bellezza ovunque, purchè essa susciti un moto riflessivo; per cui, in Paesaggio (p. 81), dedicata a Milano all’alba, la “regina / dell’acqua e dei navigli”… “pervasa/ dal barbaglìo dei monti oltre la Grigna”, la conclusione suona come un ammonimento, una sorta di precetto quasi sapienziale: “Essenziale un impulso che dilati / il nostro soffio interno oltre i confini / o ci offra un anfratto”. Questa Autoantologia poetica, sorta di Rêverie del passeggiatore solitario in versi, si presenta come una sorta di itinerario intellettuale e morale dell’autore, capace di coinvolgere il lettore doctus e meno distratto.
Silvia Stucchi