Silvio Ramat per Manuela Bellodi con «Viottoli e lune»
![]() Viottoli e Lune
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autori: | Manuela Bellodi |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Due parole su Viottoli e lune
Chi conosce Manuela Bellodi, modenese trapiantata da decennî a Padova, ne conosce la passione e la competenza in tema di processi alle cosiddette streghe; competenza già riversata in un saggio, L’altro olocausto, edito dalla Cleup nel 2010. Oggi però quelle tremende persecuzioni a carico di donne incolpevoli, quelle speciose macchinazioni ordite da tribunali che ubbidiscono a gerarchie religiose cattoliche ma non solo, tornano facendosi fervida materia di un’opera di poesia. Senza derogare all’obbligo della documentazione che incombe ai trattati storici o saggistici, Viottoli e lune è però un libro di poesia, che appunto sul passo della poesia rimodula le vicende orribili di quei processi dando la parola alle creature che ne furono le vittime.
Quanto ai nomi e ai dati biografici di quello che per tante di loro fu un vero e proprio martirio, un essenziale corredo di note provvede a inquadrarli nel tempo, un tempo che va dal XIV al XVII secolo. Corrono e cadono su questi angosciosi binarî le esistenze di Gabrina degli Albeti e di Benvenuta Benincasa; di Bellezza Orsini e di Arima; di Franchetta Borelli e di Maria di Romeno… Parlano come può e deve parlare la poesia: in versi, anzi in versi rimati. E in versi rimati si esprimono anche i persecutori. Ne deriva ai testi una diffusa “memorabilità”, un tratto speciale e un ritmo che, a dispetto della tragicità dei casi evocati, assume un lieve andamento musicale, che è poi la costante suggestiva dell’intero libro.
In una circostanza entra in causa non l’inquisita ma il figlio di lei: accade al celebre matematico e astronomo Keplero, che irrompe sulla scena a difendere da assurde «infamanti accuse» la madre Katharina, umiliata comunque da un processo interminabile da cui non seppe riaversi nemmeno dopo l’assoluzione. Un altro esempio di tenerezza parentale ha spinto Manuela a immaginarsi Galileo che dialoga con la figlia Virginia lungo le vie della città che più gli rese onore, Padova. Con lei discorre della luna, protagonista non occulta del libro, dal momento che i sortilegi “stregoneschi” si presume vengano compiuti di notte, in qualche bosco, alla luce lunare.
E anche le “narrazioni poetiche”–annunciate nel sottotitolo di copertina accanto alle “poesie” – includono la luna, ora allusivamente ora per una visione diretta ovvero filtrate dalla letteratura: Leonardo, Ariosto, Yeats… E i «viottoli», che non sempre conducono fin dove un poeta vorrebbe, è comunque il medesimo lume a rivelarli. Scanditi, uno dopo l’altro, dal rintocco amico di una rima interna, sono dedicati al nostro satellite i tredici paragrafi del Lunario - Calendario delle streghe, culminante in una Tredicesima luna imprevista ma beneaugurante: «Luna blù; piena e potente, come sei tu». Una rima facile, “caproniana”, di cui la poesia di Manuela avverte da sempre il fascino; in Viottoli e lune essa emerge più che mai efficace.
Silvio Ramat
maggio 23