Tetyana Bezruchenko per Iya Kiva con «La guerra è sempre seduta su tutte le sedie»
20.05.2024
![]() La guerra è sempre seduta su tutte le sedie
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autori: | Iya Kiva |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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articolo su Wikiraine
Le macchine sulla circonvallazione erano quasi ferme dall’intensità della pioggia mentre andavo ad ascoltare le poesie di Iya. Sono arrivata in ritardo, ma non potevo non essere lì, nel luogo che era illuminato dalle donne, che scrivono, traducono e prestano la loro voce alla poesia ucraina contemporanea. La poesia, come la Vishnyanka, sono tessute con i fili degli stessi colori, del sangue, della speranza e un immenso amore per l’Ucraina.
LA GUERRA È SEMPRE SEDUTA SU TUTTE LE SEDIE
Iya Kiva, pluripremiata poetessa ucraina, è nata e cresciuta a Donetsk fino al 2014, quando si trasferì a Kyiv a causa dell'occupazione dei territori ucraini da parte delle forze di Mosca, mascherate dalle proteste "Antimaidan" e dalla cosiddetta “guerra civile”.
Da dieci anni, Iya porta con sé la chiave della sua casa, dove non può più tornare a causa di questa occupazione.
Dopo l'invasione su larga scala, si è stabilita a Lviv, viaggiando nel mondo, e potremmo dire che si è abituata a vivere in case diverse, o meglio, nuove case.
Alla mia domanda su cosa vorrebbe raccontare agli italiani, che spesso attribuiscono un grande significato alla casa come proprietà privata e luogo di affetto e ricordi, chiesi a Iya cosa significa avere la chiave ma non la casa, e soprattutto come si sente ad ascoltare le opinioni o giustificazioni di coloro che le hanno privato della sua casa.
Ho chiesto anche cosa rappresenti per lei la chiave della sua casa dopo dieci anni in cui non vi ha più messo piede.
Iya si trova in Italia per presentare il suo libro di poesie "La guerra è sempre seduta su tutte le sedie", tradotto dalla poetessa e scrittrice italo-americana Pina Piccolo, una delle fondatrici della rivista "La Macchina Sognante", insieme a Yulia Chernyshova, italianista e docente di ricerca in scienze filologiche presso l'Università Taras Shevchenko di Kyiv. Tra le varie tappe del tour c'è Milano e dintorni, dove, in collaborazione con Diana Battaggia, direttrice della "Casa delle Artiste" e Natalia Siasina, presidente dell'associazione Vitaukr, si sono svolte serate durante le quali si potevano ascoltare le poesie sia in ucraino, lette dall'autrice, sia le sapienti traduzioni interpretate da Pina Piccola e Diana Battaggia , che hanno saputo trasmettere le profonde emozioni e il ritmo caratteristico delle poesie di Iya Kiva Iya Kiva
Durante queste serate, abbiamo avuto l'opportunità di confrontarci con l'autrice, e io ho approfittato per porle la domanda sulla chiave di casa, una questione molto attuale per molti ucraini che hanno dovuto abbandonare le proprie case senza sapere quando potranno tornare e cosa troveranno al loro ritorno.
Visibilmente commossa, Iya ha risposto: "La casa è casa perché è piena di sentimenti, ricordi e amore. Senza tutto ciò, rimane solo un appartamento o un edificio in cui vivere temporaneamente, ma non può chiamarsi "casa".
Quando abbandoni la casa, la ricordi così come l'hai vista l'ultima volta.
La casa è come un bambino. Se ti portano via il tuo bambino, resta comunque il tuo. Anche se cresce senza di te. Anche se ne avrai un altro, non potrai mai dimenticare il tuo bambino che è stato portato via. Non è possibile. Perché è fatto del tuo amore."
Le poesie del suo ultimo libro sembrano gridare quanto l'Ucraina, terra d'amore, abbia bisogno di pace, quella pace che finalmente permetta di riaprire le proprie case e di ricominciare una vita in cui le generazioni future degli ucraini saranno libere e serene, sicure che la guerra non farà più ritorno nelle loro case.
“Accanto alle porte chiuse d'europa che gettano luce incerta ci troviamo con le torce frontali - sono le nostre aureole di guerra
leggiamo i libri sacri e non ci riconosciamo né tra i profeti né tra i tuoi discepoli né tra gli apostoli
chi siamo per te Signore
siamo adulti per te?
o siamo ancora bambini?
ci vedi Signore?
distingui ancora la luce della verità dal buio?
le lacrime dal sudore?
e gli innocenti dai colpevoli?
ricordi che non si è svolto ancora il giudizio universale né a Norimberga né all'Aia né nella Kyiv dorata? e che la coda dei testimoni sarà ormai lunga quanto una nenia
[da funerale e inaggirabile come il cammino verso il cimitero militare
vedi il sangue sulle nostre labbra?
il sangue sotto i piedi il sangue nelle tasche il sangue negli zaini
il sangue in ogni parola del fuoco di guerra il sangue nel silenzio impossibile da valicare come il deserto
della libertà
quando chiedevamo per noi la terra promessa
non credevamo che sarebbe stata di sangue e carne umana
tale da non poter estrarre le ossa dei nostri morti dalla gola, e
[questo per sempre fino alla morte
ma di acqua non ne abbiamo chiesta ancora
perché è vergognoso reclamare acqua in mezzo al sangue
è vergognoso chiamare l'acqua con l'acqua
ma per adesso stiamo ancora qua a resistere
e vacci tu al posto nostro per prendere l'acqua della rabbia cammina sul nostro sangue come se fosse acqua
perché finalmente la nostra terra possa produrre i frutti d'amore
Iya Kiva
13.03.2023”