Perché tu mi dici: poeta?

CALENDARIO PRESENTAZIONI


RASSEGNA STAMPA

Per una serie aperta di motivi – e in parte, forse, anche oltre le intenzioni degli stessi autori e curatori – questo libro risulta quanto mai interessante e insolito, vivo e persino accattivante per un lettore. Infatti, per chi ama la poesia, o per chi si avvicina ad amarla, e bello anche sfogliarlo, consultarlo, saltare da una poesia a un volto, da un progetto a una lettera o alla vicenda di un autore. Ma, certo, ciò che più conta sono la passione e l’idea che lo alimentano, e cioè il desiderio di aprire sempre di più e diffondere nello spazio, senza minimamente abbassarla, la voce della poesia. Nell’esigenza, dunque, di andare oltre la stessa pagina per trovare ai versi una destinazione che, in fondo, più compiutamente appartenga alla sua vocazione. Che dopo tutto si trova un poco costretta sulla pagina, un bellissimo supporto che non potremmo, pero, considerare altro che una, pur comoda, casa in affitto, essendo comunque orale la natura e la musica della parola. E tutto questo ben sapeva Antonio Porta che, oltre a essere un autore tra i maggiori del nostro Novecento, e stato, forse più di ogni altro, un grande, inquieto promotore di iniziative che potessero far circolare il testo poetico, che potessero portarlo sulla scena, o su varie soluzioni sceniche, e dunque passando dal normale reading al vero e proprio spettacolo teatrale. L’incontro con Carmelo Pistillo aveva reso operativa nella concretezza questa sua esigenza, e questo libro ha il merito di dar conto di un paio di vere e proprie imprese, che avevano portato al pubblico numerosi autori importanti, spesso diversissimi tra loro, creando un incontro e un incrociarsi di echi, domande e implicite risposte poetiche. E qui, naturalmente, era entrata in gioco la scommessa decisiva, cioè quella di conservare al testo letterario, alla poesia, alla parola al massimo della propria energia espressiva, tutta intera la sua sostanza, ma riuscendo, nel contempo, a trasmetterla, a farla passare contestualmente al pubblico. Quasi un’impresa legata, ovviamente, al carattere del testo, alla sua fisionomia, ma non di meno alla capacita dell’attore o di chi, comunque, si accinga a metterla in scena. Sulla pagina, come e ovvio, possiamo fermarci, retrocedere, modificare il cammino; come una partitura nelle nostre mani. Ma questo non e possibile a teatro, che si tratti di parola poetica o composizione musicale, e dunque l’impegno e quello di arrivare subito senza abbattere la molteplicità di senso del testo. Tutto questo era ben presente nella mente di Porta, che certo non era figura da arrendersi di fronte alla difficoltà enorme dell’esercizio, ma che, nella totalità del suo amore per la poesia, ne conosceva le grandi virtualità da mettere sempre, e diversamente, alla prova. Amava dire, infatti, di avere sempre cercato di sperimentare o provocare tutte le possibili forme a sua disposizione, per verificare l’espansione che il testo poetico sarebbe stato in grado di sopportare. E non dimentichiamo poi quella che era stata una delle sue più recenti e importanti proposte o provocazioni, e cioè un’altra scommessa ardua, quella del ripristino della comunicazione nella poesia, stanco com’era del “poetese” e degli sterili esercizi di elegante oscuriamo programmato di tanta poesia, anche degna di questo nome, prodotta negli anni Sessanta e Settanta.

Insomma, questo lavoro tra Porta e i fratelli Luigi e Carmelo Pistillo,votato a un teatro di poesia, era stato ricchissimo di implicazioni e proposte che proprio oggi e il caso di riprendere in considerazione, visto il qualunquismo teorico e formale imperante, e vista la poca attenzione di cui la poesia (anche se non certo per sua colpa) gode oggi, in una società spettacolo che ha però ridotto il livello e la qualità stessa dello spettacolo al suo grado più basso, o tutt’al più al semplice intrattenimento effimero.

Un altro pregio evidente di questo libro e nel suo carattere antologico, e proprio perché non si pone il problema di proporre il meglio in assoluto di un secolo o di un periodo, di una letteratura o di una tendenza, ma perché offre una serie di autori e testi (comunque di prim’ordine) utilizzabile all’interno di un progetto di comunicazione teatrale della parola poetica.

Dunque, come ricorda del resto lo stesso Carmelo Pistillo nel suo scritto introduttivo, la sequenza di autori può escluderne di validissimi o includerne di altri, magari non altrettanto canonici o di primissimo piano, senza alcuna pretesa selettiva che non sia quella della qualità e della funzionalità dei versi prescelti rispetto all’organismo di testo per teatro da realizzare.

Questo conferisce all’insieme un aspetto di piena liberta intellettuale che toglie subito di mezzo uno dei maggiori pericoli delle antologie, e cioè il controllo, da parte del lettore esperto o coinvolto, di presenze e assenze, o del semplice gioco del chi c’e e chi non c’è. Un ulteriore vantaggio offerto in questo senso e la scelta di anteporre ai testi delle note e delle schede introduttive per ogni autore, del Novecento o del secolo precedente, in grado di metterne a fuoco il profilo umano, la vicenda di vita. E a questo contribuisce anche la scelta del materiale fotografico, che ci da modo di incontrare i volti degli autori quasi sempre colti da giovani, nel momento del sorgere e manifestarsi della loro necessita di poesia. Vedere un Raboni poco più che adolescente o un Quasimodo fanciullo quasi irriconoscibile e davvero una rivelazione, per non dire del supervate D’Annunzio in veste di ragazzino (peraltro gia in posa quasi da divo) o di Pasolini in divisa e azione calcistica, concentratissimo. Tutto questo contribuisce a restituire alla dimensione normalmente umana uomini che furono eccezionali, ma che pure seppero vivere una loro quotidiana realtà, magari gia nobilmente impostata come nel ritratto di un giovanissimo, sorprendente Victor Hugo o di uno scarmigliato Ugo Foscolo.

Tanti motivi, insomma, per appassionarci a un libro, per di più nella speranza che queste pagine possano di nuovo tramutarsi in azione di parola sulla scena. Come certo anche il nostro grande Antonio Porta avrebbe desiderato che fosse.

Maurizio Cucchi



Nota dei curatori
Perché tu mi dici: poeta? riunisce tutti i testi poetici, suddivisi tematicamente, dai quali sono stati desunti i materiali per i due spettacoli teatrali, Penultimi sogni di secolo e Oratorio notturno.