Trattato sul buon uso del vino
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Descrizione Articoli |
a cura di Peter Girardi
testo ceco a fronte testo francese in appendice Non bevete mai da soli. La società dei bevitori è una casta molto rispettata e la sua parola sonante ha gran valore nei circoli dei gendarmi. E per di più: se cade qualcuno che sia ebbro, essendo pieno di nebbia fino alla gola, l’altro solleverà il suo compagno.
Che François Rabelais fosse amante della buona tavola e degli effetti inebrianti del vino è risaputo. Meno noto è un suo breve testo, Trattato sul buon uso del vino, la cui traduzione in ceco, datata 1662, è stata ritrovata quasi per caso tra gli scaffali della Biblioteca del Museo Nazionale di Praga. L’autore della traduzione – un certo Martin Kraus de Krausenthal, funzionario della Cancelleria di Praga e già traduttore di diverse opere dal tedesco – presenta quest’ode epicurea ai piaceri e ai benefici del vino come un’opera «del medico ed eminente studioso Rabelais di Lione», indicazioni che corrispondono perfettamente alla realtà biografica dello scrittore. Purtroppo l’originale francese non è mai stato ritrovato, impedendo così la certezza dell’attribuzione all’autore di Gargantua e Pantagruele. Tuttavia, oltre all’affermazione del traduttore, le molteplici affinità tematiche e stilistiche con la sua opera rafforzano l’ipotesi di tale paternità.
Articoli che parlano di Trattato sul buon uso del vino
Franco Lurà su Ticino Vino – Corriere della Sera per «Trattato sul buon uso del vino» di François Rabelais
Franco Lurà su Ticino Vino – Corriere della Sera per «Trattato sul buon uso del vino» di François Rabelais
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