Il ritorno dei morti
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Descrizione |
Isaac Mandelbaum a questo punto si sveglia. Balza agile dal letto, muove su e giù le braccia come fossero ali, gonfia il petto e cerca di emettere un sonoro chicchirichì; gli esce un melanconico glu glu glu. Ciononostante ritrova il suo mordente e, fissando Sara che lo guarda sbigottita, sentenzia: «Schiavi or siam, sì; ma schiavi almen frementi. Non so chi l’ha detto, ma penso che sono un’anima libera e la satira, anche se onirica, è assai importante per far capire certe cose, quando non si ha nulla da perdere né da guadagnare. Ho fatto un sogno meraviglioso, che non ti racconto. Mi ha aumentato la fame, non di mais, di vita. Voglio vivere di più e godere ogni momento, assaporare ogni dettaglio delle mie giornate. La precarietà in cui navigo mi dà una febbre di libertà.» Gli iperoggetti fanno da un po’ di tempo la loro comparsa, tra la realtà e la fantasia, nelle sedute analitiche conversazionalistiche; nella duplice veste di analista e paziente del dottor Katzmann, Isaac Mandelbaum ne è un instancabile produttore e fornitore. Dal superoggetto, dal morto che ritorna quasi ogni notte a interrompergli il sonno per farsi portare a spasso in casa e fuori, Isaac è costretto a cercare l’aiuto del suo analista.
Fino a quando? Tra le due dimensioni, del sollievo e dell’inquietudine, quest’ultima sembra prevalere. Paul Katzmann, tra interpretazioni e motivi narrativi, sfida e smaschera gli iperoggetti, quei morti che ricompaiono per minacciare e anche per difendere Isaac, e riesce spesso a calmarlo. Una sfida bellissima che complica sempre più lo scenario, enigmatica, misteriosa a volte superfantastica. La storia di Isaac si dipana, tra serio e faceto, fino all’ultimo sogno dove il protagonista vede o immagina finalmente una conclusione. Reale o sognata? |
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