La costituzione della Repubblica Italiana
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Descrizione |
«Nell’ultimo mezzo secolo, più o meno, l’uomo, ha compiuto il novantanove percento del cammino scientifico e tecnico dell’Homo Sapiens. Quasi tutto quello che usavamo cinquant’anni fa nella vita quotidiana è stato superato e sostituito con oggetti e soluzioni più efficaci e più comode... Una libreria, un negozio di alimentari, un gabinetto dentistico, la redazione di un giornale, una biglietteria, a volte perfino una chiesa del giorno d’oggi sono praticamente irriconoscibili rispetto ai loro antenati del secolo scorso.
La Costituzione della Repubblica italiana, nata nel lontano 1946, è invece ancora quella di allora; e di tanto in tanto obbliga il legislatore a scontrarsi con la minaccia di “anticostituzionalità”, cioè a dire con la rispondenza ai principi di quel documento, scritto in un’epoca e da una cultura che non potevano neppure immaginare le problematiche che poi sarebbero sorte, in un mondo avviato a nuove e inaudite dimensioni. Serve ancora una cosa del genere?»
«La Costituzione della Repubblica italiana. Un nobile monumento ma anche un ingombrante catorcio.» Comincia così, provocatoriamente, il pamphlet che Luigi Lunari – drammaturgo di fama mondiale, ma autore anche di testi politici quale La democrazia: una signora da buttare –
dedica al documento fondante del nostro Paese. Scritto con l’identica brillante verve dei suoi spettacoli teatrali, l’agile libretto è una cavalcata tra i 139 articoli della vecchia carta, commentati nei loro punti salienti, con molte divertenti e divertite divagazioni sui temi che nel frattempo si sono manifestati (dalla parità uomo e donna, ai diritti civili, alla nascita dell’Europa...), e con la puntuale proposta dei cambiamenti che si rendono ormai indispensabili, e che Lunari suggerisce con grande e ironica acutezza ai nuovi Padri Costituenti che o presto o tardi dovranno pur accingersi a questo compito.
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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