Quello che rimane
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Descrizione |
Quello che rimane è un titolo ardito e semplice, indica lo scopo stesso originario della poesia, ove la memoria, inscindibile dall’immaginazione che la fa viva, e non sepolcrale, salva il passato, e, nell’opera in corso del poeta, sta già cercando di salvare il presente. Altrettanto ambizioso, e speculare, il sottotitolo: l’aggettivo “metafisico”, etimologicamente, non dovrebbe riferirsi a qualcosa che rimane, che resta, sopravvivendo alle rovine del tempo, ma a qualcosa di preesistente, platonicamente atemporale e, per quintessenza, permanente. Se “metafisica” è quella poesia che tratta realtà astratte, immateriali, incorporee, attraverso immagini concrete, portando il cosmo atemporale nell’esperienza quotidiana, o, meglio ancora, scoprendo nel quotidiano sospiri e bagliori d’immortalità (Eliot), la concezione della metafisica nella poesia di Toni non mi pare muoversi precisamente, nettamente in questa direzione, certo conosciuta e considerata dall’autore, ma semmai è ascrivibile a una concezione più antica, in senso nobile “tradizionale” del termine “metafisica”. I suoi versi, tesi agonici, inquieti, non cercano qui, hic et nunc, la manifestazione di un “oltre”, ma aspirano a portare la parola e l’anima stessa, in quell’oltre: aspirano, mirano a un ritorno a una zona celeste e celestiale che nell’esperienza terrena è inconcepibile; egli non scrive poesia concreta, di immagini, situazioni, cose, avvenimenti, non racconta: la sua poesia è pura ricerca, meditazione. dalla prefazione di Roberto Mussapi La sorpresa di essere Svegliarsi al mattino, mettere i piedi per terra, iniziare un nuovo giorno e prendere il rischio. Calpestare il pavimento, osare tutto e avere a che fare con le cause prime. Prendere il caffè, fare colazione e non allentare la presa sulle cose della vita. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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