Il poeta di spessi cammini
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«Lo sai che qui sopravvivono solo i figli di puttana, ragazzo? I tuoi occhi sono ancora innocenti. Qui ci si perde nel buio.» Felice non risponde, fruga nel suo zaino in cerca della borraccia, la estrae, beve un sorso d’acqua. Il vento geme attraverso i tubi del riscaldamento. Si addormenta con fatica, scosso dalle parole del collega. Il giorno dopo, al lavoro, si rende subito conto che la prima difficoltà da affrontare è la lingua. I responsabili del cantiere sono tutti di nazionalità belga e parlano solo un francese duro e rozzo, impartiscono ordini brevi e perentori, da eseguire all’istante, pena dure punizioni o il rimpatrio. L’ascensore cigola, scende nel ventre della terra, quasi a mille metri di profondità. Giù, fino all’inferno. Nelle gallerie, una luce livida e grigia si mescola alla fatica e al sudore. Le vene del carbone li costringono a lavorare in ginocchio, sommersi dalla polvere. Di notte, spesso, lo sorprendono immagini da incubo: ragni e vermi che invadono il suo letto e gli percorrono il corpo; lombrichi catturati da ragnatele, lui che si trasforma in uno scarafaggio gigante. Il poeta di spessi cammini è una biografia romanzata di Felice Fischetti (Guardia Lombardi 1931 - Torino 2005), internato per trent’anni nel manicomio di Collegno. Contrabbandiere, minatore in Belgio e in Francia, legionario ma, soprattutto, poeta. Provò, e riuscì, a trasfigurare l’angoscia nella libertà dei versi. Versi visionari, cadenzati e impreziositi dall’invenzione di neologismi. Un uomo solitario, amante dell’ombra, dalla sensibilità affine a quella di Dino Campana. Definiva se stesso “il Dio della parola”. La sua esistenza “a margine” sfiorò, nel 1984, quella di Natalia Ginzburg. La scrittrice, riconoscendone il talento poetico, scrisse un commento alla sua opera. Una raccolta a tiratura limitata fu presentata, nel 1985, presso il Teatrino di Collegno. Restano alcune foto che ritraggono Fischetti, lo sguardo incredulo, accanto all’autrice torinese. L’anno successivo, il regista Tonino De Bernardi produsse, per conto di Rai 3, un documentario sull’autore. Rita Brescia, psicoterapeuta e scrittrice, lo conobbe quando, dopo la Legge Basaglia e la chiusura degli ospedali psichiatrici, Felice fu destinato a un Gruppo Appartamento, sempre nei pressi di Torino. Per sei anni lo seguì professionalmente e ne raccolse la testimonianza e le confidenze. Trascrisse dai manoscritti molte poesie e, dopo la morte, intraprese un viaggio attraverso i luoghi del poeta, incontrando le figure del suo passato.
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Sìlarus 2_23 per «Il poeta di spessi cammini. Biografia romanzata di Felice Fischetti» di Rita Brescia
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La Stampa 12 9 17 per «Il poeta di spessi cammini" di Rita Brescia
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FELICE FISCHETTI, IL ROMANZO DI UN POETA IN MANICOMIO su Il Fatto Quotidiano del 3 8 16
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Il Mattino 10 8 16 su Il poeta di spessi cammini. Biografia romanzata di Felice Fischetti (di Rita Brescia)
Il Mattino 10 8 16 su Il poeta di spessi cammini. Biografia romanzata di Felice Fischetti (di Rita Brescia). Scoperto dalla Ginzburg in manicomio, l'irpino è rilanciato in una biografia romanzata.
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