Milano. Mettiamoci una pietra sopra
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«Sempre di fretta e quindi restii ad alzare lo sguardo, i milanesi le ignorano quasi del tutto, però in città ci sono oltre tremila fra targhe e lapidi che troneggiano sulle facciate di edifici e palazzi. Con parole più o meno dotte ricordano che lì, per pochi giorni o magari per decenni o tutta la vita, hanno vissuto celebrità di arte, scienza, sport, cultura e politica. Quello delle targhe sui palazzi meneghini è un patrimonio che – è stato calcolato – “pesa” cento tonnellate. Un vero museo a cielo aperto, un campionario storico di storie spesso sconosciute anche ai milanesi più veraci, ma ricco di particolari incredibili e testimonianze curiose. Eccone cinquanta che meritano di essere raccontate.»
Roberto Angelino Strabiliante Milano! Chi potrebbe mai pensare che una targa su una casa di ringhiera a Porta Volta svela che lì nel 1933 faceva il lavapiatti il futuro leader vietnamita Ho Chi Minh? O che Albert Einstein ha vissuto dai 15 ai 21 anni nello stesso palazzo di via Bigli dove mezzo secolo prima teneva salotto la contessa Clara Maffei? O che Petrarca ha abitato per sei anni tra via Lanzone e il buen retiro di Cascina Linterno, oggi dietro a San Siro, dove chiede di essere seppellito, ma poi è costretto a lasciare in gran fretta la città per sfuggire alla peste? Altra scoperta: dietro a piazza Duomo, in un palazzo della Croce Rossa, nell’estate 1918 vive il ragazzo del ’99 Ernest Hemingway che è stato ferito dagli austriaci sul Piave: l’amore con un’infermiera ispirerà il suo romanzo Addio alle armi. Anche Mozart soggiorna più volte a Milano, dove in totale passa addirittura uno dei 35 anni della sua breve vita. Ad amare alla follia la città è Stendhal, che la definisce «bellezza perfetta», mentre per Leopardi è solo «un luogo dove 120 mila uomini stanno insieme come 120 mila pecore». In via Solferino 27, di fronte all’enoteca Cotti, Giacomo Puccini vive per tre anni e scrive Manon Lescaut, Bohème e Tosca, mentre il suo collega Giuseppe Verdi (quasi nessuno sa che è sepolto a Milano, in piazza Buonarroti 29) muore nel 1901 in un albergo di via Manzoni e a dargli l’estrema unzione è il prevosto di San Fedele, confessore negli ultimi anni di vita del milanese doc Alessandro Manzoni, ricordato in città da ben quattro targhe.
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