Il sorriso della chiusa mandorla
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Descrizione |
[...] la metafora del vento-tempo – che apre e chiude Il sorriso della chiusa mandorla – accompagna il viaggio testuale di Stefano Vespo.
Il poeta si inoltra, in cerca di un varco tra il solipsismo delle emozioni e la possibilità comunicativa della parola scoprendo invece «in onde senza pace il paesaggio dell’uomo»; una dimensione postmoderna di rovine e detriti – «frammenti erosi di cose», sentimenti, linguaggi – dove nessun approdo è possibile a una lingua semplice: interrotto ogni rapporto organico con la natura, il vento «non cerca chi lo ascolti», perché nessuno riesce più a comprenderne il linguaggio.
Insieme alla consapevolezza di un’ontologica orfanità, lo sguardo del poeta si fa obliquo, interferente, procedendo senza soluzione di continuità tra realtà e metafora...
Antirealistica, e tendenzialmente atonale, la scrittura di Stefano Vespo poco concede a una nominazione frontale e oggettivante; a strutturarla una tensione lirica, che intreccia parlato e letterarietà, controllo formale e inquietudine interiore, in una cornice sintattica rassicurante, che – quasi per complicità con il lettore – segue rigorosamente l’ordine del discorso, ma senza indugiare in conciliative consonanze di ritmi e metri.
dalla prefazione di Maria Attanasio
In copertina: Fausto Benvegna, Notte, olio su tela, 2016.
Pala d’altare È sempre la vita di una donna narrata nello scampanio dell’oro, una figura che si avvicina lenta, fiorisce negli occhi, sempre più aperti: il piede del figlio sopra l’onda buia del manto. Poi, il sangue che traccia una scrittura sotto la croce; poi, la vecchiaia e la morte. Allora, dentro i due cerchi compenetrati per un istante, la madre e il figlio siedono e si guardano, guardandosi, sorridono: anche il mondo dimenticano tratto in salvo, dentro il sorriso della chiusa mandorla. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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