Isabelle Eberhardt
ISABELLE EBERHARDT Nata in una famiglia benestante, visse una vita romanzesca, sul crinale tra XIX e XX secolo. Purtroppo breve: la parabola di una giovane donna nata a Ginevra da genitori russi, scrittrice e giornalista irrequieta, innamorata del Magreb e della cultura islamica, che presto cominciò a viaggiare attraverso il Nord Africa, travestita da cavaliere arabo per potersi addentrare in territori inaccessibili. S’innamora dell’ufficiale arabo Slimène Ehnni, e con lui si unisce a una confraternita sufi, vivendo in povertà. Nomade tra i nomadi, Isabelle fa del deserto la sua casa. Espulsa dal Paese, ripara a Marsiglia, sposa Slimène e come cittadina francese ritorna in Algeria. Si stabilisce ai margini del deserto e non smette di condurre tormentati vogabondaggi nel deserto; beve alcool con i legionari, fuma hashish e va a letto con chi le piace. A 25 anni soffre di malaria. Sospettata di spionaggio, Isabelle abbracciò la fede musulmana. Fino a una morte assurda, a soli 27 anni, nel 1904: vittima di un’improvvisa inondazione in Algeria. Tra le sue opere: Nel paese delle sabbie, La via del deserto, Sette anni nella vita di una donna.