M. G. Farina per Donna Creola e... di Floriana Coppola - Intervista all'autrice
![]() Donna Creola e gli angeli del cortile
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autori: | Floriana Coppola |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Intervista all'autrice su Sorrisodidonna
“DONNA CREOLA E GLI ANGELI DEL CORTILE” Ed . LA VITA FELICE
Intervista alla docente e scrittrice Floriana Coppola
Nel tuo libro affronti il tema della donna nelle sue due accezioni principali, la donna madre e la donna sessualizzata- oggetto di desiderio. La donna per te quale aspetto di sé dovrebbe mettere in primo piano?
Posso dire che in questo romanzo, è assente la donna come persona completa ma sono rappresentate le maschere femminili più presenti nel nostro immaginario e quindi monche di quella soggettività che ci rende protagoniste attive della nostra storia. La donna madre e la donna oggetto di desiderio sono entrambe narrazioni patriarcali, che limitano la percezione poliedrica dell’universo femminile. Essere donna per me oggi vuol dire liberarsi da questi clichè, che nascono dalla dipendenza storica delle donne dallo sguardo dell’uomo che vuole legittimare così la sua esistenza, il suo logos. Solo donna Creola si pone al centro del suo giorno, trasmette la potenza magnetica della sua sensualità, è libera e autonoma e percepisce la realtà intorno a se stessa con intelligenza e sapienza. Si tratta così di tracciare un cammino dalla dipendenza psicologica alla piena libertà dagli schemi relazionali più sclerotizzati. La narrazione indica così delle strade aperte da esplorare, senza fissarsi in stereotipi ansiogeni e limitati.
L’io narrante è un maschio che ripercorre la sua infanzia per giungere all’età adulta. Si può considerare una sorta di autoanalisi esistenziale del protagonista?
Assolutamente si. Questo romanzo può essere considerato di formazione proprio perché il protagonista utilizza ogni evento come un elemento importante per analizzare se stesso e il mondo che lo circonda, per capire la cesura esistente tra le morali correnti e la cosmogonia che sta realizzando dentro di sé. La narrazione diventa così un percorso verso l’auto-consapevolezza, percorso che non avrà mai fine e che rende Lino una persona in fieri, capace di non accontentarsi mai di una risposta unica alle vicende che governano l’animo umano. La riflessione sulle persone, sui loro comportamenti e sulle loro contraddizioni prende molto spazio nelle mie pagine. Considero la scrittura e la lettura due modi per conoscere luci e ombre dell’uomo e della donna, senza mai imporre un solo punto di vista. La scrittura per me non è mimesi ma è auto-guarigione ed evoluzione esistenziale. Anche se spesso gli esiti letterari non corrispondono a reali punti di approdo ma sono spesso nodi cruciali, per ripartire di nuovo.
Come ti sei sentita nei panni di una donna che mette in scena il maschile?
Credo, citando Jung, che dentro di noi albergano normalmente aspetti femminili e maschili e che ogni artista che lavora entra in contatto con il suo mondo interiore e sa che esistono, dentro la propria anima, tante voci. Siamo tanti personaggi già nella vita e questa poliedricità nella struttura narrativa si fortifica e si amplia attraverso una creativa ingegneria che mette in moto e delinea caratteristiche di tutti e due i generi. Chi scrive si sintonizza con un’urgenza di vita del personaggio, che emerge lentamente dal suo torpore e può essere una donna, un uomo, un bambino, come in un sogno. Ogni personaggio è una parte di noi che vuole parlare, che sintetizza ed esprime una delle tante anime che ci abitano.
Il vero filosofo si sente mai pago delle risposte che trova, quanto ha influito la tua esperienza di docente nella costruzione della psicologia dei personaggi?
La scuola è uno dei pochi luoghi ancora esistenti dove persone di diverse generazioni riescono a fermarsi a parlare e a discutere di cultura e di altri saperi in un mondo che va sempre più di fretta e che non permette nessun approfondimento relazionale ma solo contatti frequenti ma superficiali, una società liquida come afferma Bauman. La scuola insegna la pazienza e ad accettare l’errore di valutazione, quando ti poni non come un freddo trasmettitore di conoscenze ma come un traghettatore di anime in crescita. Oltre la scuola mi ha molto aiutato la psicanalisi e la scuola di Analisi Transazionale che ho frequentato, per imparare a scavare prima di tutto dentro di me e poi nel pozzo di ogni personaggio che creo. Ogni scuola può essere un laboratorio relazionale, una piazza incandescente di legami e di confronto. I bambini, gli adolescenti, gli adulti sono sottoposti ad un continuo passaggio di energia e di proiezioni speculari che può rafforzare o diminuire la loro capacità di leggersi dentro. Ma questo spetta ad ogni singolo individuo saper cogliere questa opportunità oppure lasciarsi scivolare sulla pelle tutte le emozioni che il percorso psicopedagogico comporta.
Il condominio, una piccola comunità che vive le stesse dinamiche del macrocosmo sociale. Il condominio del tuo romanzo insieme al cortile quanto sono una palestra di vita?
Il cortile e il condominio in questo mio ultimo romanzo sono proprio da considerare come una palestra effettiva di vita, non è un caso che la scuola in questa narrazione è assente. Voglio rammentare proprio l’azione maieutica della strada, dei luoghi aperti non strutturati dei quartieri di una volta, dove bambini e ragazzi sostavano e giocavano, ascoltavano gli adulti parlare e li vedevano vivere, facendosi così le loro prime opinioni sul mondo, sulla vita, sull’amore, sulla morte. Ho voluto raccogliere in questa storia la percezione passata di una comunità che si costruiva fuori dai luoghi istituzionali. Ora nei grandi condomini metropolitani l’anonimato è la legge imperante. Il senso dell’appartenenza passa attraverso le comunità virtuali, il quartiere non aggrega più ma separa, allontana, costruisce barriere sociali e politiche, classiste. Più di prima. “Donna Creola e gli angeli del cortile” non è una storia nostalgica ma dentro ha la memoria del passato, la voglia di ricordare un modo preciso di stare insieme, di fare società. C’è una sospensione del giudizio che implica una dilatazione fantastica del tempo e dello spazio. I tempi sono cambiati e non sta a noi giudicare. Crescere vuol dire accettare la perdita e andare avanti.
Quanto spazio dovrebbe occupare il ricordo nella vita di una persona?
Nei tempi lontani, le persone si mettevano in cerchio intorno al fuoco e i vecchi raccontavano le storie che ricordavano della loro vita passata. Così si tramandavano i valori, i fantasmi, i miti, le leggende. La memoria del passato privato e pubblico è il tassello su cui noi costruiamo il nome e il cognome attraverso un processo identitario infinito, fatto di impasse, di cadute, di slanci in avanti, di regressioni. La memoria degli affetti e delle relazioni è il collante sociale più forte ed emozionalmente più vivo. Perdere la memoria vuol dire perdere noi stessi, integralmente. Vivere solo l’attimo presente è una diminuzione, perché significa privarci della possibilità di capire le profonde connessioni tra ciò che eravamo, ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Significa perdere il codice segreto tra gli errori del passato e la costruzione dei legami necessari in cui abbiamo investito. Un presente continuo diventa il dominio delle pulsioni, senza il filtro della riflessione e del perdono di se stessi e degli altri. Per/dono…perdonare, per donare a chi ci ascolta il frutto maturato nel nostro mondo interiore, dobbiamo volgere lo sguardo indietro e poi andare avanti
Chi è Floriana Coppola: Vive a Napoli, dove insegna materie letterarie negli istituti statali superiori. E’ specializzata in Analisi Transazionale, perfezionata in Didattica e Cultura di genere e in Scrittura autobiografica, socia dell’Associazione Etica Pubblica, componente del Direttivo Nazionale della Società Italiana delle Letterate, ha scritto racconti, romanzi e sillogi poetiche incentrate soprattutto sull’emersione dei problemi e dei linguaggi femminili. Ha pubblicato il romanzo Donna Creola e gli angeli del cortile, in ristampa con la casa editrice LA VITA FELICE, la silloge poetica Il trono dei Mirti,Melagrana onlus editore. Le è stato conferito nel 2009 il premio giornalistico e letterario “Marzani” organizzato dall’Associazione Campania Europa Mediterraneo. Nel 2010 ha pubblicato la silloge poetica Sono nata donna, Boopen Led/Photocity. Nel 2011 ha curato i primi due quaderni antologici di poesia “Alchimie e linguaggi di donne” Boopen Led/Photocity, nati all’interno del Festival di Filosofia, Letteratura e Poesia di Narni organizzato da Esther Basile e nello stesso anno l’antologia poetica con Ketti Martino “La poesia è una città” Boopen Led/Photocity. Nel 2012 ha pubblicato il romanzo “Vico Ultimo della Sorgente” edito da Homo Scrivens e la silloge poetica “Mancina nello sguardo” edito da La Vita Felice.Nel 2013 scrive con Anna Laura Bobbi la silloge poetica “ MiticaFutura, itinierari nel mito di ieri e di oggi” Dalia Edizioni. Sempre nel 2013 partecipa all’antologia poetica “La percezione dell’invisibile” a cura di Giuseppe Vetromile, all’antologia “Alter Ego. Poeti al Mann” a cura di Marco de Gemmis e Ferdinando Tricarico e all’antologia “Le strade della poesia” a cura di Mimmo Cipriano. Nel 2014 partecipa all’antologia “Ifigenia siamo noi” a cura di Pino Vetromile edizione Scuderi. I suoi testi poetici, anche premiati, i suoi racconti e i suoi collage di poesia verbovisuale sono in molte antologie letterarie e in cataloghi artistici.