Domenico Cara per Roberta Galbani con «Le danze complicate»
![]() Le danze complicate
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autori: | Roberta Galbani |
formato: | Libro |
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Roberta Galbani: fiale in versi su dolenti ironie
"Le danze complicate" di Roberta Galbani imitano la luce in fiabe terse su dolenti ironie che descrivono una sofferenza vitale e poetica insieme. La resistenza delle frasi, il loro continuum non è allusivo, ma condotto con una coerenza privata perché autobiografica, e puntualmente confluita in amari epigrammi, direi moltiplicati dalla sottile intensità.
Le sue idolatrie della festa finta non lasciano parziali fallimenti, ma scoprono delusioni societarie attraverso dettati qua e là geniali.
"Fuori è tutto un labirinto./ Io non faccio altro che correre e/ cadere sulle ginocchia/ come da piccola.//
Mi servo della gente sconosciuta/ rubando i loro respiri,/ consumando il loro ossigeno come fosse mio.// Imitando./ I vivi mi fanno sentire viva.// Altrimenti/ sarei sempre a faccia in giù/ a fare pulizia dell'anima,/ maneggiando l'uncino." ( Introduzione).
Non è facile disegnare una mappa dell'esordio che spia se stessa, perché il suo journal traduce con insistenza lo specchio delle necessità che detta quasi come una monotonia di contrasti e solchi e in "complicate sfumature".
"Finora sono stata lo scricciolo, / la creatura del ventre/ intrappolata nelle viscere di una qualsiasi donna.// Bambina gioca a fare la mamma./ La mano prepotente sulla guancia/ lo schiaffo della realtà." (da Il gioco proibito).
L'opera di Roberta racconta casi di sempre, anzi risponde istintivamente a quei travagli che il suo fato sopporta, e che permette il suo affermarsi, sebbene ogni troppa scrittura in versi si legga vanesia e aleggiata da sognanti atmosfere. "Supplicatela, signore/ la ragazza che avete attirato a voi/ afferrandole i capelli./ Trascinatela nella vostra stanza, / bendatele la testa col vostro sudore." (da La sentenza). "Mentre i tritoni ballavano sugli scogli/ ingozzandosi di farro e muscoli, / centinaia di formiche/ uscirono dalla sua bocca/ come le parole che non aveva pronunciato." (da Notte insonne).
Di tutto punto direi che gli argomenti umani sono semplificati da un'umiltà non spocchiosa, e di essi si aspettano lettori appassionati e non tetri e le clausole emozionali fondano lo stesso principio del suo stile.
Intanto qui tentano senza sgomento né ire o umorismo in bianco e nero: caparbia voce e personale sentimento della vita: suggestivo, abbagliante, duttile fuoco!
L'autrice non cambia il mondo, ma lo fa conoscere e lo descrive. I diversi testi di questa produzione scintillante e amara si affidano a un'odissea di inquiete affabulazioni e riconsegnano rapidissime libertà di contenuti e di emozioni. Inoltre le riflessioni cariche di segni del disumano si aggregano per flash spontanei e fioriti come ripetizione tra accensioni e valori di anacronistica innocenza. Roberta insegue quindi una provocatoria autorità derivata da analogie persistenti, registri di confessioni istintive a immediati appagamenti. Non è un disordine.
Il suo uso della dilettazione fruga in ogni prova inconscia, rivela eventi irrazionali cresciuti giorno per giorno dai suoi conflitti mentali, come una sostanziale necessità denunciata impura o scandalosa. Tali allocuzioni si inseriscono insistenti e armoniose avviluppando un'esatta ragione di conforto e ira, rispondendo agl'intimi desideri della propria interpretazione dell'esistere subito come colpa, a cui l'io in fondo è costretto.
L'esperienza così diventa immaginazione qua e là, rarefatta a semplicità epigrafica, quindi storia allegorica e semi-aneddotica di cui ogni scrittura nel testo generale ritrova timbrici discernimenti e nessi.
Domenico Cara