A. Devicienti per Annamaria Ferramosca con Ciclica
![]() Ciclica
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autori: | Annamaria Ferramosca |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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articolo su cartesensibili
Per troppa voglia di tradurre il mondo: Antonio Devicienti su Ciclica di Annamaria Ferramosca
I movimenti curvilinei, ciclici, sinusoidali sembrano rappresentare il fluire della vita, il suo essere movimento e bellezza, il suo nascere ed abitare cavità accoglienti, spazi che si dilatano secondo forme sferiche; da Other Signs, other Circles a Curve di livello, a questa Ciclica Anna Maria Ferramosca continua con coerenza un discorso poetico che, tramite un linguaggio a sua volta musicale e sinuoso, vuol riaffermare proprio tramite la scrittura-canto la sacralità (in termini laici) della vita, la bellezza insita nel movimento, nella capacità generativa, nella spontanea tendenza all’incontro che caratterizzano la vita sia umana che animale che vegetale. Foto di galassie in movimento o di insiemi frattali ripresi al microscopio elettronico, oppure certi dipinti di Miró e di Kandinskij illustrerebbero con immediatezza il libro, alcune realizzazioni di Anish Kapoor potrebbero costituire uno speculare rimando a Ciclica.
Le sezioni in cui il libro è articolato (Techne, Angelezze, Urti gentili, Ciclica) scandiscono un percorso calibrato ed armonioso che parte proprio dall’esperienza ormai “normale” della “techne” (computer, social networks, telefoni cellulari e via enumerando), attraversa la naturalezza della nascita e della crescita, poi esperisce anche il dolore, la morte, l’amore e si distende nel canto finale che accoglie in sé la poesia e la vita.
Questo è un libro nato negli anni, con la pazienza dell’attesa, quando giunge il momento (desiderato e temuto) in cui si decide che il libro “è pronto”; uno dei molti meriti di Anna Maria Ferramosca è infatti quello di non avere fretta nel pubblicare e nel dedicarsi all’ascolto della voce altrui, esercizio che si riflette in molte pagine di Ciclica che, dico subito, è strettamente connesso con Curve di livello di cui mi sembra il naturale, coerente sviluppo, ferme restando le peculiarità e l’originalità del nuovo libro (di Curve di livello avevo già scritto su Cartesensibili qui: http://cartesensibili.wordpress.com/2013/05/06/antonio-devicienti-tra-curve-di-livello-e-i-cristalli-del-linguaggio-di-annamaria-ferramosca/). La voce di Lutz Seiler apre in esergo la prima sezione ed è la voce di uno di quei poeti della Germania contemporanea che sanno dire, con timbro inconfondibile l’inquietudine dell’essere umano che deve muoversi dentro città ipertecnologiche portandosi dentro le antiche paure ed inquietudini. Leggiamo il testo di Ferramosca che dà avvio a Ciclica:
scelgo mi piace e condivido
soltanto se
la posa non è teatrale se intravedo
il capo rasato sotto la pioggia
la stanza fiammeggiare
allontanarsi il punto cieco
l’urto mi chiedi l’urto ma
sei virtuale un’ipotesi una
finestra sul vuoto poi non so
quanto davvero vuoi
farti plurale
dimmi se chiami per conoscermi o solo
per riconoscerti
da eccentriche lune chiami da
nuvole pure dal basso chiami
voce di fango che mi macchia il petto
segna la fronte pure
si fa lacrima cristallo che
taglia il respiro (pag. 11).
Già in passato questa poesia si è confrontata con la scienza e la tecnologia contemporanee, Annamaria, che in prima persona usa i blog e facebook per comunicare con altre persone, che evidentemente impiega anche il computer per scrivere, non può evitare di riflettere su tali mezzi e sul come essi influenzino i rapporti interpersonali e condizionino la nostra percezione della realtà. Entra così nel linguaggio della poesia il like e lo share this che sembrano diventate due operazioni normali e rapidissime all’interno dei nuovi mezzi di comunicazione; non a caso Ferramosca usa le corrispondenti espressioni italiane e si chiede se “cliccare” su questi due pulsanti comporti una reale comunicazione, una vera presa di contatto tra gli individui. Il centro nevralgico del testo (l’urto mi chiedi l’urto ma / sei virtuale un’ipotesi una / finestra sul vuoto poi non so / quanto davvero vuoi / farti plurale / dimmi se chiami per conoscermi o solo / per riconoscerti) esplicita un Leitmotiv della raccolta, ovvero l’urto, vale a dire il venire ad un contatto non superficiale e non occasionale di due persone, l’incrociarsi di due esistenze che costringe a prestarsi attenzione reciproca; altro nucleo tematico è quel “farsi plurale” del singolo, continuando la tendenza già presente fin dall’origine nella poesia di Ferramosca che aspira alla coralità, che vuole radicarsi dentro la comunità, sia reagendo in tal modo alla deleteria tendenza di molta poesia a separarsi dalle persone, sia riannodandosi all’antichissima tradizione mediterranea.
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