Annamaria Piccigallo su Ancestrale di Goliarda Sapienza
09.02.2015
![]() Ancestrale
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autori: | Goliarda Sapienza |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Goliarda Sapienza, Ancestrale, La vita felice, Milano, 2013.
Prefazione e cura di Angelo Pellegrino.
Postfazione di Anna Toscano.
«Non ricordo l'inizio del discorso/ ricordo che improvviso il temporale/ confuse le tue ciglia i miei pensieri». Ancestrale è una raccolta postuma come postumi sono la maggior parte degli scritti di Goliarda Sapienza. Poesie e parole si snodano in una miriade di voci e pensieri, facce diverse di uno stesso diamante. A parlare è Goliarda che nega e riafferma continuamente se stessa come a voler essere e insieme a voler celare la parte più intima di sé: «Fare disfare ancora rifare/ questo filo di luce attorcigliato/ nel nodo di fuoco/ che chiamiamo sole.» A parlare è Goliarda che riannoda le fila di ancestrali amori, ora rivolti alla madre «potessi in quella notte/ risentire/ il mio corpo lungo il tuo possente/ materno/ spossato da parti tremendi/ schiantato da lunghi congiungimenti» ora rivolti al padre «M'insegnasti un amore senza dio/ un amore difficile terreno» ora rivolti ad un'amica d'infanzia «Posso rievocare il tuo sorriso/ i tuoi tratti accostati al mio respiro/ la tua voce smorzata/ dall'onda del mare/ posso rievocare/ la tua figura nel filo di mezzogiorno/ fra le viti./ Eppure temo/ guardarti ora che taci/ accanto a me raccolta/ dal tuo silenzio.» A parlare è Goliarda che fotografa sguardi di uomini, donne e bambini che anche per un momento hanno fatto parte della sua vita. Istantanee in bianco e nero. Istantanee a colori. Racconta di Francesco Maselli, compagno e amico per 18 anni, «Ti seguo/ anche se taci e conti i tuoi/ passi. Ti seguo/ anche se taci. Ma ti prego/ non voltarti a sbirciarti nelle vetrine». Racconta luoghi e paesaggi, quadretti di spazi vissuti o immaginati. Goliarda racconta, il lettore le è accanto. Un viaggio lungo 193 pagine in cui alla fine non si arriva da nessuna parte. Non c'è la spiaggia ma solo un deserto. Un deserto di pagine e sabbia: «Ancora una volta/ raggomitolata/ fra le dune di sabbia/ divoro il mio cadavere/ per aspettare/ il lucore che squarcia/ l'utero del mare.» Non c'è la folla ma solo occhi. Occhi peregrini. «Con la gioia/ dell'occhio voglio/ amarti straniero/ nemico/ uomo amante/ nemico». Non ci sono case ma solo porte «si schiudono le porte/ senza rumore», finestre «Alla finestra/ la notte gira su cardini di stelle.», serrature «Non esistono chiavi o serratura/ né sbarre, catenacci. Basta voltare/ Lo sguardo e spingere/ Piano con le mani». Il lettore come naufrago vede ora il mare ora il cielo mentre «un' altro giorno s'annega all'orizzonte». Il tempo passa, scorrono le stagioni della vita.«Era l'estate. La tua vita/ sottile mi sfuggiva». Bisognerebbe dire altro, aggiungere una nota al componimento ma il tempo stringe. «Vorrei al ritmo/ del verso/ abbandonarmi ma/ il tempo stringe/ e devo correre/ ancora.» E poco importa se la maglia di montaliana memoria «A Montale giovane» è rotta, poco importa se il filo non tiene. Poco importa se fuori piove «mentre il cielo piangeva le sue stelle». Al di là del mare «È primavera».
Annamaria Piccigallo
Pubblicata su Il Punto. Almanacco della Poesia Italiana (2014) vol. 4, Puntoacapo Editore