Anteprima poesia: Nel secolo fragile di Filippo Ravizza
21.01.2014
![]() Nel secolo fragile
|
|
autori: | Filippo Ravizza |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
Una poesia che non surroga né si sostituisce alla realtà, dunque, ma che esiste in quanto parola, e che proprio nella parola trova la propria giustificazione e il proprio senso. Una poesia che si propone esplicitamente un fine, nel senso che crea e definisce, attraverso la percezione dei realia che appartengono alla parola, la conseguente costruzione di una propria realtà: e attraverso questo percorso Ravizza – non senza consapevolezza, posso immaginare – va a incontrare la teorizzazione romantica del verso che comporta conoscenza, che è conoscenza in sé...
[...] anche di questo si dovrà dire, di come cioè la lucida partitura che ci mette innanzi Nel secolo fragile costruisca anche un percorso vitale, oltreché cognitivo, nel quale la verità della parola incrocia il destino privato e individuale dell’autore, degli altri da sé che quel destino hanno attraversato con la loro presenza, e della stessa grande storia, in pieghe che offrono al lettore intensi aperçu di poesia civile attualizzati e personalizzati al punto da reciderne con assoluta nettezza ogni concessione retorica (...) E da qui ancora, da questo intersecarsi del tempo individuale con la storia – la Storia –, la moltiplicazione altrettanto vertiginosa delle geografie, con una sottolineatura dell’epos atemporale dell’appartenenza europea.
[...] Ma non sarà il disorientamento dello spazio né la sottrazione immedicabile del tempo a togliere alla poesia di Ravizza il senso salvifico che si genera dalla presenza di un interlocutore, un interlocutore che venga a restituire senso ai nomi e alle cose attraverso la forza della parola
dalla prefazione di Gianmarco Gaspari
[...] questa nuova raccolta segna una tappa importante e decisiva nell’ambito del percorso poetico di Ravizza, perché i versi non solo si arricchiscono di valenze ulteriori e di un’espressività più incisiva, diretta e appassionata, ma anche perché si aprono a memorie, immagini e riflessioni che rivelano un’urgenza esistenziale, etica e civile al tempo stesso, un bisogno di autentica consapevolezza per scoprire in noi stessi e nel tempo che ci è dato i nostri limiti e le nostre possibilità.
L’energia sprigionata dai versi si irradia dal presente al passato, e viceversa, in una relazione continua tra parola e pensiero, con estrema lucidità, tra domanda e ricordo, tra nostalgia e senso della realtà attuale, per decifrare con sguardo acuto e disincantato la fragilità del nostro secolo.
C’è il tempo della storia in Filippo Ravizza, c’è la memoria della vicenda umana in tutto il suo peso ed il suo enigma, c’è il vortice del tempo che consuma e annienta, la coscienza del nostro destino senza destino, ma c’è anche la forza della parola che insiste sulla storia, la voglia di non smarrire i segni del nostro passaggio, di trattenere il respiro, la voce di noi...
dalla postfazione di Mauro Germani
dalla sezione I VOLTI DELLA PIAZZA
Sorridere
Sorridere sui volti della piazza
questo è tempo è acuto scendere
verso una sera che non pensavi: ora
è di tutti la vacanza l’acuta ritmata
povertà: c’è un non oltre guarda manca
per sempre il vivere veloce del destino...
sarà seguire un ponte senza uscita
cammineremo nelle dorate care luci
affacciate nella notte sopra
le acque distanti sopra
uno scorrere pieno...
il lembo o forse la parola
di un grande fiume.
dalla sezione PERSINO LA MEMORIA
Geografia
Poca speranza unica generazione
luci luci di Lione passo dopo
passo un viaggio della mente
volando fino a Torino fino a
quel ristorante alle antiche
dolcezze di un vino denso forte
esempio di cenere e moralità.
Europa Europa campagne e picchi
neve e case bianchi tetti
Europa Europa perché solo io
ti canto?
Non passano più popoli e poeti
non guardano più nell’orizzonte
non vedono speranza non vedono
futuro?
Davvero questa è la fine della tua
Storia? Mai più canzoni o corse
abbracciati tutti verso un futuro
ampio?
Ora si è chiusa la voce tacitata
per sempre in questo luogo
qui dove tramonta il sole? Cade
l’avvenire?
Tutto è spento tranne qualche
nostro cuore...
si è fermato il movimento
delle cose immobile è la vittoria
del mercato... ogni atto si avvita
piega se stesso... poche allora
le parole rare troppo rare le poesie
tristi troppo tristi e poche e grigie
le giornate oscena la perdita cosciente
di queste nostre vite.
dalla sezione I POPOLI E LE CLASSI E IL NIENTE CHE NON È NIENTE
Nel niente di popoli e di classi
Le controversie del tempo ritornano
dentro le mattine tutte uguali
spalancano al cuore al volto agli occhi
le mani le chiavi degli uffici
sono aliti di luce sono volontà
antica consuetudine in questi momenti
rallentati rallentati gesti al confine
tra silenzio e verità...
non è stato dato...
dunque non erano queste generazioni
nate a costruire nate per aprire...
tutto è in questa ripetuta e lieve
andatura immobile... tutto è
nel niente di popoli e di classi
senza più storia senza più
destino... sappiamoci così sappiamoci
piegati all’incessante cadere
di giorni tutti uguali tutti soli
tutti come noi siamo ora adesso
compresi nel racchiuso spazio
del movimento insieme come un gesto.
dalla sezione IO, TU, NOI: IL NOME
Moltitudini
Una mattina come tante
una mattina senza ponti
all’orizzonte... pronti pronti
a muoverci nel niente capaci
ancora di raggiungere pacati
e fermi nella mente le porte
curve e opache degli uffici…
questa mattina ancora ancora
un’altra nell’epoca più grande
della Storia che si è arresa si è
trovata lontano da noi lasciandoci
soltanto bordi di memoria...
rivedi le belle bandiere! come
si correva come si correva come
si muovevano salde nelle mani mentre
saremo finalmente tutti uguali pensavamo
frantumando il vento!
nelle mattine che verranno è difficile
lo sai molto difficile che la Storia
riprenda il suo cammino...
potente è la forza e vuole che tutto
resti così così com’è nel disegno
che tolse a noi la città più bella
là dove corrono insieme le voci
si fondono ai rumori ai passi
sincroni delle moltitudini.
A tutti quei ragazzi che – come me – vissero attivamente l’anno 1968 e i 5 o 6 anni a seguire.