Anteprima Poesia: Sulle mie labbra di Claudio Finelli
![]() Sulle mie labbra
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autori: | Claudio Finelli |
formato: | Libro |
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Claudio Finelli ci offre con Sulle mie labbra la sua prima raccolta di versi.
Un evento dirompente (...) di questa raccolta, assai coesa e compatta, costituisce l’ossatura: il turbamento per la giovinezza.
[...] tema che si rincorre come un motivo ossessivo nella nostra tradizione, spesso configurandosi come il paradigma più estremo dell’ambivalenza dell’esperienza amorosa. [...]Se la fatalità d’amore domina la raccolta, ciò avviene nei singoli testi in termini mai nebulosi, ma con una evidente aderenza a moti, episodi e riflessioni di un particolare momento. La poesia di Finelli tende, e si torce, verso un assoluto anche poetico, ma senza annacquare l’occasione specifica e singolare. Non è una poesia d’occasione (...) Si ha al contrario la netta impressione di un’aderenza bruciante ad ogni nuovo istante di rivelazione/delusione, all’incespicare nei numerosi grani di un lungo rosario. Soprattutto lampeggiano momenti, e sono questi i più atroci, in cui la gioventù appare in tutta la sua spietatezza, nel suo essere inevitabilmente concentrata su se stessa e trascinata verso il proprio futuro.
[...] La scrittura di Finelli assomiglia a un flusso lavico raggelato, un fiume di fuoco che ribolle e lampeggia, e che pure scorre con estrema lentezza, strozzato dagli argini, appesantito dalla sua stessa carica. l’espressione di una fatica, del lento e doloroso farsi strada dell’esperienza attraverso il corpo, per arrivare attraverso questo alle parole che pure, sgorgando come lacrime, più che venire scagliate verso il mondo sembrano coagularsi in un sudario, in cui le vicende dell’anima rimarranno perennemente racchiuse.
dalla prefazione di Luca Baldoni
Sulle mie labbra
(la canzone che mai dirò)
Ricordati di ricordare
che l’aria è rarefatta
la voce scompare oltre la nebbia
e il nome si trasforma in lontananza.
Lo sguardo tuo
oltre il vetro che sembra una sentenza
mi fissi fissando l’obiettivo come sai
e in un secondo m’investe il tuo pensiero denso
il desiderio che brucia
quello che sento e senti sulla pelle
vorrei finirla qua
dimenticare che ho capito tutto
dimenticare che il tuo sorriso segue la mia voce
dimenticare che porto disperazione in corpo e fuori amore
resta ritratto là
figlio del mondo
resta negli occhi tuoi che sanno di futuro
nella fotografia rubata in quel contenitore strano
io non ti bacerò
che tra le labbra c’è un rasoio che ci recide entrambi
ed è ferita che non si cicatrizza
vulnus del tempo che non ha dilazione
che renderà l’uomo col sorriso d’oggi
un esibizionista grigio di cinismo.
E queste donne
che hanno lavato pavimenti
rifatto letti
con cura piegato ogni lordura
che nell’attesa soffocano ancora un grido di dolore
tu
sentile nella voce che rincorre
la fragile paura di tornare ad intrecciare affetti
abbracci che sono calci sferrati con violenza
nel ventre senza sangue del mio amore,
la disperazione di conoscere l’epilogo del gioco
che incosciente ho scelto
la sera d’inverno in cui decisi di spiccare il volo
Icaro senz’ali
rintronato da una chimera diciottenne.
Non è con la poesia che riuscirò ad averti
né col tempo che ridona il canto.
Devo solo abituarmi al tuo silenzio
quel silenzio che travolge ogni rumore
che sovrasta tutto
e non mi dà la morte.