E. Grandesso su Mattiuzza
![]() Gli alberi di Argan
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autori: | Maurizio Mattiuzza |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Articolo pubblicato su AVVENIRE del 5 gennaio 12 a firma Enrico Grandesso
la recensione
Mattiuzza, poeta militante che narra anche di nuvole
I l contrasto stridente tra un presente via via più sfuggente e la fatica e l’orgoglio del pane di ieri dolorosamente conquistato attraversa l’ultima raccolta di Maurizio Mattiuzza, Gli alberi di Argan, uscita per i tipi dell’editrice La Vita Felice (per info, www.lavitafelice.it).
Friulano, figlio di emigrati a Zurigo (ma con un ramo familiare proveniente dalla Valsugana trentina), Mattiuzza unisce all’espressione in lingua quella nei due dialetti familiari.
Protagonista con i suoi versi, fin dalla prima edizione del 2008, della rassegna internazionale ‘Flussidiversi. Poesia e poeti di Alpe Adria’ di Caorle, egli canta la sofferenza e le privazioni degli emigranti in un’urgenza umana e sociale che, ieri come oggi, permane: «àstu mai pensad, fradi, / là che a va a finì la ligrie / la pocje voie / di ridi ch’a reste / dopo il lavôr / cuant che ancje la peraule / amôr / a samee fâsi foreste a rivà / di stelis oramai / masse lontanis’ (hai mai pensato, fratello / a dove va a finire l’allegria / la poca voglia / di ridere che rimane / dopo il lavoro / quando anche la parola / amore / sembra farsi estranea e arrivare / da stelle ormai / troppo lontane). Nello sguardo attento al confronto di realtà e vicende di generazioni, i versi di Mattiuzza cantano di dignità del lavoro e di protesta contro la guerra, dei morti dei terremoti e nelle fabbriche – temi, grazie al cielo, non del tutto caduti in oblio nella poesia odierna: «Penso alla giacca / di tuo padre / che terrai nascosta / in qualche baule / e che a toccarla / suda ancora la nebbia / e la rabbia, racconta / il male / di uomini a cui hanno rubato l’aria / come a pesci in un canale / eppure a loro, sai / sembrava già mare aperto / quest’insabbiarsi della laguna / la fortuna / del posto in fabbrica» (da Piccola canzone per Marghera). In una parola concreta che, sullo schermo delle pagine, porge tra oggetti, sensazioni scavate ed emozioni in dissolvenza le riflessioni di uno sguardo militante nel proprio tempo, il poeta sa nondimeno schiudere l’esigenza di tenerezza e il dialogo con la vita: con le nuvole, la cui lingua è «fatta di soffi / carezze / di gocce e pioggia dura»; col vento, che canta «canzoni con i denti / stretti, e le labbra / secche»; con «alberi rami / quel pezzo di cielo che ci manca / tra il silenzio delle stelle»; sempre però ricordando che «la vita la capisci solo camminando / controvento».