Giò Ferri su Testuale n.54 per Luigi Cannillo
![]() Galleria del vento
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autori: | Luigi Cannillo |
formato: | Libro |
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Luigi Cannillo, “Galleria del vento (poesie)”, ed.La vita felice, Milano 2014
Lesa sul Lago Maggiore, 20 agosto 2014
Caro Luigi,
bene conclude la sua prefazione Sebastiano Aglieco quando ribadisce il titolo di questa tua delicatissima eppur coinvolgente raccolta di poesie sorte dal dolore, sommesso, tuttavia totalizzante (vorrei dire universale ), della perdita della madre .
Aglieco ricorda che entro la galleria del vento , la galleria del nulla, che ci ostacola e insieme ci spinge oltre, siamo sempre «esposti alla dispersione, ma anche alle possibilità della vita sotto i colpi di “un capitano [che] naviga il destino”». Così la navigazione non è senza meta in balìa del vento, la nave sopporta la tempesta perché domina il dolore abbandonandosi ad un viaggio, tangibile, della memoria, nel vuoto vivo paradossalmente vivo nella mancanza. Le cose, quelle cose , pur ora nascoste, non se ne vanno con la madre:
… qui ogni parete aspetta / di aprirsi al ritorno. / Adesso intanto si difende rapida / confina un territorio, lo nasconde / e vedova [la casa] si chiude nel dolore…
…Dobbiamo andare, vieni, / ci ha fatto strada e stende / una notte senza mattino / / Così il tempo che ci seguiva innocuo / accelera e sorpassa verso il vuoto…
Dobbiamo affidarci a quel nocchiero che ci conduce nell’assenza, che ci offre tuttavia le possibilità della vita che continua nell’universo perpetuo, comunque, per noi ancora con la madre. Tutto ancora ci aspetta nel nome della madre che ci ha generati perché generassimo, riconoscendo un senso, il senso , il senso vero, là dove
dobbiamo scrutare il traguardo / il cuore rovesciato del futuro …
Al capitolo Il rovescio del corpo , nel viaggio guidato dal destino, prendi coscienza del mistero che
… apre un quadrato nel tempo / per la nostra impresa / amore caduto su un pianeta ignoto…
Nello stesso capitolo insisti sulla inspiegabile eppur reale metamorfosi:
La trama del corpo si mostra / al rovescio e l’unica maglia / intreccia il reciproco assedio: / il mio desiderio verso le tue mura / il tuo esserci al mio desiderare… // … E ancora il laccio si ritorce in cappio: / spinge spietato verso la tua assenza / e mozza il fiato all’appuntamento .
È, nella galleria del vento, in cui si contrappongono il dolore e, tuttavia, nel dolore la certezza dell’appagato reciproco desiderio, che si manifestano sorprendentemente le (irr)agioni di quel nulla in cui si rivelano le opposizioni fra il possesso e la perdita, là dove la vita si offre per amore alla morte.
Il tuo canto poetico (che pare in sé tragico) ha la composta saggezza della verità, della inequivocabile coscienza: il pacato riconoscimento della universalità mai eccepibile del dolore, della perdita, per giungere a quella scomparsa che segna in realtà, per la memoria viva, il ritrovamento delle motivazioni di sé – perché rimane pur sempre una traccia:
… E nonostante giri a sfinimento / la casa è scomparsa dietro ai muri / Unica traccia del commiato / la scia della bicicletta sull’asfalto
E una traccia indica pur sempre una direzione, a manca o a dritta, verso comunque quel futuro che viene dal passato, dalle sue memorie vive. Perché le memorie incarnate in noi sono vive, per la nostra ricerca l’unica certezza.
Il capitolo dei dodici segni zodiacali indica, secondo la valenza della coscienza e della conoscenza rivelata dalla verità, l’unica certezza di cui s’è detto, il senso universale (cosmico, oltre il dolore individuale), dell’essere oltre l’esilio del vivere e del soffrire la perdita:
… Nel nome della madre / completeremo il cerchio dell’esilio / noi stessi madre tramandata / nella consolazione, la marea / che sutura e riapre la ferita…
La pacata offerta dei tuoi versi dalla prosodia così contenuta, e così di contro totalizzante dona una parvenza (coinvolgente) di universalità – talvolta quasi mistica – dalla quale, senza protervia, senza retorica emerge quel senso nascosto, ma ben esistente, che andavamo cercando. Quando la presenza pareva essere scomparsa, quando, invece, pur uscendo dalla casa ci indica la traccia, rivelandoci una povera, modesta, scia di bicicletta: l’indice di un destino sempre presente che non ha bisogno di spiegazioni o raccomandazioni, perché è in noi. Figli di una maternità che anche oltre i muri non ha fine… di figlio in figlio. Di memoria in memoria – oltre la stessa possibilità di verificare in ogni momento il dato memoriale. Appare possibile che il linguaggio, per il senso e per il segno, si generi e si trasmetta biologicamente per via materna – per via femminile.
Così la madre è in noi:
… la parola madre che flagella / i tendaggi, affila tutti gli aghi…
Il valore della memoria, come manifestazione biologico-sentimentale, ancorché in effetti inconscia, risponde al senso della maternità universale origine e quotidianità e continuità del mondo. Gerald M.Edelman in “Il presente ricordato” (tr.it.Rizzoli, Milano 1991) nota, anticipando ovviamente molte altre considerazioni scientifiche: «Ho suggertito… che la memoria sia il potenziale specifico di una capacità di categorizzazione già stabilita…». Noi ricordiamo nostra madre per le tracce che ci ha lasciato, ma in reatà quelle tracce sono incarnate in noi dai tempi della prima maternità. Prima del Prima . Nella Galleria del vento , il vento ci trascina, o ci ferma, su quelle tracce che valgono per tutti e non solo per la quotidianità di ciascuno.
Questo è il senso che, umilmente, traggo dalla tua notevole prova poetica: là dove la poesia va oltre ogni (ir)ragionevole sentimentalismo.