Intervista ad Antonio Corona su «Mi troverai vivo»
![]() Mi troverai vivo
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autori: | Antonio Corona |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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- In Oltre la neve , La Vita Felice 2022, erano temi centrali l’amore e la passione. Nei libri precedenti – e in parte in questo libro seppur con un registro linguistico differente – hai trattato tematiche civili e sociali. Come possiamo definire il daimon che si agita in te e che ti porta in una direzione piuttosto che in un’altra: “vocazione”, “chiamata”, “istinto”? Come avviene il tuo contatto con la poesia?
Oltre la neve ha rappresentato un importante passaggio nella mia poetica, un progetto ambizioso dove ho cercato di far emergere le sensazioni percepite durante un evento atmosferico (la nevicata) attraverso la parola poetica, in una dimensione filosofica che affrontava diversi concetti dell’esistenza terrena, della solitudine, del silenzio e della morte.
In “Mi troverai vivo” l’approccio alla vita si intensifica in una sorta di “sfida” alla morte stessa. Già Socrate ci parlava di daimònion ovvero “guida divina” che ci assiste spesso in ogni decisione. Platone riprese più tardi questo concetto nel mito di Er: dopo la morte l’anima esce dal corpo e viene premiata o punita per mille anni, ma allo scadere di questo tempo è chiamata a reincarnarsi in vari modelli di vita che ogni anima dovrà scegliere per se stessa. Mai nessuno è costretto a scegliere una vita che non gli piace: il mito di ER ci insegna che ognuno sceglie la propria vita e quindi il proprio destino.
Io ho scelto la poesia e il mio daimon credo sia un istinto – animale e primordiale – che si aggiunge in qualche modo ai tre principali: conservativo, sessuale e sociale. Un istinto poetico che, fin che ne abbia ricordo, mi accompagna ogni qual volta debba scrivere. Tuttavia “il contatto” con la poesia è mutevole; se nel passato trovava maggiore ispirazione da stimoli visivi (un luogo, un’opera d’arte, uno sguardo) o auditivi (una bella musica, parole toccanti o particolari suoni in natura), oggi, questa intima connessione poetica è più introspettiva e osservativa della condizione umana e del suo sentire. E questa silloge ne rappresenta una prova tangibile affrontando tre differenti condizioni in cui ogni persona potrebbe trovarsi nel suo cammino terreno.
- A quali urgenze, poetiche e non, hai voluto rispondere attraverso il tuo progetto di scrittura?
Un’esigenza certamente intima e di comprensione dei propri “tormenti”, ma anche riflessa nell’ascolto del prossimo. Aldilà dell’io poetico espresso nella creazione del testo e che soddisfa personali parametri stilistici, è molto importante che determinati concetti ed esperienze di vita siano condivisibili col lettore affinché la poesia diventi strumento universale di comunicazione e riflessione umana, capace di “smuovere” le cellule del nostro sentimento emotivo e del nostro pensiero.
- Architettura del libro. Mi troverai vivo è strutturato in tre sezioni molto diverse per contenuti: La fatica del tempo, Lo spazio della clessidra, Assenza di Omeostasi. Qual è il collante che le tiene assieme?
Ritengo che l’architettura di Mi troverai vivo sia uno dei suoi cardini basilari e a cui ho voluto dedicare parecchio tempo e riflessioni. Incontriamo nello specifico tre sezioni. Nella prima – La fatica del tempo – osservo e descrivo la vita in carcere grazie ad un laboratorio di poesia organizzato con i detenuti presso la Casa Circondariale Lorusso e Cotugno di Torino. L’osservazione non è solo unidirezionale e soggettiva, ma ho volutamente dare spazio alla storia di alcune persone, citandone il nome, perché la loro esperienza di vita fosse più presente e pienamente partecipe nell’opera. Qui i testi non hanno titoli ma numeri romani come nella numerazione delle celle. Nella seconda sezione – Lo spazio della clessidra – la delusione e la sofferenza amorosa diventano protagoniste e si propongono al lettore come lo svolgersi di un’opera teatrale, suddivisa in quattro Atti che rappresentano stadi progressivi nell’elaborazione del dolore e della comprensione del cambiamento. Infine, nella terza parte – Assenza di omeostasi – si è catapultati nel reparto di un ospedale: i titoli delle poesie sono numeri di stanze o nomi di spazi condivisi. Pertanto, come si evince, esiste un’architettura apparentemente non lineare o complessa, ma strettamente connessa e correlata negli intenti e nelle finalità. Il collante della silloge è una trilogia di forza, speranza e credo, capace di estrinsecarsi in una fede religiosa piuttosto che in un affetto a noi caro o nel nostro istinto di sopravvivenza di fronte alle avversità della vita.
- Luce e buio si inseguono lungo tutta la raccolta, a volte slegate dall’accezione comune di identificare la luce con la salvezza e il buio con la morte o il pericolo: “ho visto il buio entrare in me” mette a fuoco la coscienza e diventa specchio di riflessione sull’assenza di luce, inducendo ad affinare l’arte dell’ascolto; nel contempo la luce che acceca diviene pericolo: “fu troppa luce incanalata / a rendere abisso il mio guardare”. La tua poesia pascola negli abissi o divora quanti di luce?
La luce non sempre rappresenta la salvezza scontata, basti pensare al significato del demone per eccellenza Lucifero ovvero “portatore di luce”, intesa come conoscenza. In questa raccolta, in particolare, dove si esprime la volontà umana di essere presente e partecipe della propria vita fino all’ultimo istante, la luce assume altri risvolti così come il buio o l’oscurità. Questi vanno valutati in differenti contesti e condizioni dell’esistenza così come anche in relazione alla storia umana di una persona. Per tali ragioni, la mia poesia è certamente votata a scrutare abissi per far emergere il seme quantico della luce, della propria salvezza. Sono convinto che se ogni forma di dolore e di disagio venisse individuata, espressa e verbalmente condivisa farebbe meno male. È il duro compito dello scrittore, dire ciò che non viene detto, ovvero quella verità che “fa male”.
- In tre parole: l’essenza del libro
Nel libro troverete numerose essenze a seconda della lettura che gli si dedica e concede. Certamente è ricco di ombre: luce e buio infatti s’inseguono in una sorta di lotta alla supremazia salvifica, giocando all’inversione di ruoli stereotipati senza designare mai un vincitore o un vinto. Anche la provocazione è elemento volutamente presente nella raccolta, comparendo in momenti di estrema difficoltà spesso di fronte ad un altare o a un candeliere ecclesiastico. Infine è ricerca, un’infaticabile ricerca di felicità, di verità e di amorevole comprensione a cui l’individuo ambisce anche quando la propria esistenza sembra smarrita o priva di obiettivi.
- Apriamo il libro a pag…
pag. 13
*
Accompagnate da pastori
dodici pecore mansuete
dai velli sporchi di terra
sull’asfalto nero di città.
Nel bianco nascosto agli occhi
puzzavano di fieno fermentato
dieci pecore spaventate, in cerchio
proteggevano le due rimaste uccise.
Giunsero ai portoni
solo sedici zampe e quattro teste
che presto caddero sotto l’ascia
dell’ultimo pastore in abito talare.
pag. 33
*
Nella luce che attraversa l’asola
s’impone lo sconforto del dito
che ne occlude il passaggio.
Mia madre dice sempre
che il bottone alla giusta altezza
concede al tempo il suo respiro.
La qualità di un abito
è la meiosi tra chi cuce e ch’indossa.
pag. 51
Corridoio
Fu troppa luce incanalata
a rendere abisso il mio guardare.
Dimenticai il dovere di morire
nidificando fra le grondaie del cielo,
quelle nuvole sospese e incastrate
nel citoscheletro di un insaturo celeste.
- Chi l’ha letto, racconta. Segnalaci un lettore o una lettrice: un estratto di prefazione, postfazione, recensione, nota di lettura.
Ritengo la lettura di Margerita Parrelli, che ringrazio per la generosa scrittura in merito, molto interessante e insueta perché coglie intenti e volontà non immediate. Questo il link di lettura: https://www.lavitafelice.it/news-rassegna-stampa-margherita-parrelli-per-antonio-corona-con-mi-troverai-vivo-8280.html
Antonio Corona è medico veterinario di origine sarde trasferitosi a Torino, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e grande appassionato di poesia. Inizia a pubblicare nel 2020 con Ensemble edizioni I segreti del cuocore, con Eretica Controfobie (2021) e nel 2022 con La Vita Felice Oltre la neve. Diversi suoi testi poetici e racconti brevi sono presenti in antologie, riviste e quotidiani. Tra i fondatori dell’Associazione Culturale “Vivere d’Arte” di Torino, collabora con riviste e blog letterari, cura e organizza eventi per la divulgazione poetica e dell’arte in generale. È cofondatore del lit-blog “Il Tasto Giallo” con Rosanna Frattaruolo.